Venerdì 31 ottobre, Presidio al Tribunale dell’Aquila per la liberazione di Anan Yaeesh, in sostegno della Resistenza palestinese

Riprenderà domani, con la chiusura dell’istruttoria dibattimentale, il processo italiano alla resistenza palestinese, che vede imputati, con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo internazionale”, Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh.

In occasione dell’udienza, saremo ancora una volta in Presidio davanti al Tribunale dell’Aquila, venerdì 31 ottobre dalle ore 9:30, per reclamare la liberazione di Anan, ingiustamente detenuto da oltre 21 mesi nelle carceri italiane, e l’assoluzione di tutti e tre i cittadini palestinesi, perché la resistenza non è terrorismo e non si processa.

Il vero terrorismo sono le bombe dell’imperialismo, fornite allo stato genocida di Israele per il profitto di pochi criminali che si credono i padroni del mondo.

Terrorista è lo stato sionista di Israele, che non ha mai smesso di bombardare e uccidere, a Gaza come in Libano, come in Cisgiordania, con il silenzio e la complicità del nostro governo.

In una sola notte a Gaza sono stati uccisi almeno 104 palestinesi (tra cui 46 bambini e 20 donne), chi è il terrorista?

In tre settimane di finta tregua Israele ha violato il cessate il fuoco almeno 80 volte, uccidendo almeno 211 semiti palestinesi, ma il nazista Trump ha detto che Israele fa bene a “reagire”, perché “hanno ucciso un soldato israeliano”. Chi è l’antisemita?

Nessuna pace e nessuna giustizia è possibile sotto occupazione, né in Palestina, né in Italia, dove si processa un partigiano palestinese solo perché lo vuole lo Stato illegale israeliano.

La deportazione di Anan Yaeesh a centinaia di chilometri dal foro competente e dal suo avvocato, lo svolgimento e i tempi del processo alterati in maniera anomala che compromettono gravemente il suo diritto alla difesa, le irrituali e reiterate richieste del Pubblico Ministero di far rientrare nel processo annotazioni provenienti dai servizi segreti israeliani e statunitensi, il rigetto di quasi tutti i testimoni della difesa, stanno a dimostrare che questo è un processo politico, basato essenzialmente sulle tesi dello Stato genocida di Israele, che mira a criminalizzare la solidarietà e la resistenza palestinese. Un processo assurdo, in cui l’accusa non è riuscita a dimostrare alcun coinvolgimento di Anan e dei suoi due amici palestinesi in azioni violente, né contro civili né contro coloni israeliani. Tanto meno è riuscita a provare che le azioni contestate si siano mai verificate. I 15 verbali di interrogatori estorti dallo Shin Bet su prigionieri di Tulkarem privati di assistenza legale, sottoposti a corte marziale e deportati nelle carceri israeliane, sono stati esclusi dal processo solo per ragioni codicistiche, quindi la vigilanza democratica deve rimanere alta intorno a questo processo.

Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare, ma in particolar modo il mondo dell’informazione, perché tutt’ora sussiste il pericolo che i vertici politici e giudiziari italiani cedano alla richiesta di Israele, che vuole la testa di Anan.

La Resistenza non si arresta!

La Resistenza non si processa!

Libertà per Anan, Ali e Mansour!

Continuiamo a lottare per l’autodeterminazione del popolo palestinese, la fine dell’occupazione e dell’apartheid.

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