Burocrazia e negligenza sanitaria, la situazione nel carcere di Terni, dov’è rinchiuso Anan Yaeesh

Sabato scorso (9 agosto) Anan Yaeesh è stato visitato all’interno del carcere di Terni da un dentista privato, che avrebbe potuto risolvere il problema di Anan sabato stesso, se il carcere avesse messo a sua disposizione i materiali per intervenire. Ma dovrà portarli dal suo studio ed avrà bisogno di un’altra autorizzazione per entrare e per curarlo.

È dall’ottobre scorso che Anan soffre di mal di denti, ma la prima volta che è stato visitato dal dentista del carcere è stato a metà dicembre. Alla fine dello scorso anno scriveva:
Sono stato visitato dal medico qui le scorse 2 settimane, ma non ha fatto nulla, perché mi ha detto che i miei denti sono distrutti e bisogna rimuoverli tutti, e quando gli ho chiesto se poteva aggiustarli o rimetterli nuovi dopo averli rimossi mi ha detto “No, qui posso solo rimuoverli”. Quindi ho deciso di aspettare con il mio dolore fino a quando non sarò libero e potrò sistemare tutto fuori… Inoltre gli ho chiesto se potevo portare un medico da fuori e mi ha detto “sì, ma dovrebbe essere l’avvocato a farlo”, quindi non so se aspettare fino al processo per vedere se sarò libero o no.”

E così siamo arrivati ad agosto, un mese terribile per tutti i detenuti.

Tra abbandono sanitario, detenzione di persone gravemente malate, caldo estremo e mancanza di acqua, il diritto alla salute in carcere è un miraggio, e se non hai familiari in Italia o reti solidali che ti sostengano, te lo puoi scordare.

Fatta eccezione per le sezioni in AS2, il carcere di Terni è un istituto fortemente sovraffollato, dove in 600 detenuti condividono lo spazio minimo previsto per 422 posti regolamentari, con circa 150 detenuti psichiatrici. Mancano psicologi e personale sanitario adeguato, e invece di risolvere il problema del sovraffollamento e la cronica carenza di strutture e presidi sanitari, ogni rivolta dei detenuti a questo stato di cose diventa un pretesto per aumentare gli agenti di polizia penitenziaria e i loro armamenti.

Anziché più salute, più militarizzazione, repressione, guerra e carceri.

Ma se il carcere, in quanto a contraddizioni, è lo specchio di questa società, non lo è altrettanto per le relazioni che si instaurano tra i prigionieri e le prigioniere, che sono relazioni di autentica solidarietà umana. Perché una classe è rinchiusa in quelle mura, ed è la classe proletaria, che in essa trova la sua forza per resistere all’oppressione.

E noi che ancora abbiamo il privilegio delle cosiddette persone “libere”, abbiamo anche il dovere di conoscere e riprodurre quelle relazioni, di farle valere, anche fuori quelle mura e oltre ogni confine.

Ringraziamo il dentista, che nonostante gli intralci burocratici, continua a lavorare con scrupolo e impegno per la tutela della salute di Anan.

Libertà per Anan, libertà per tutti i prigionieri della libertà

Soccorso rosso proletario

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