18 GIUGNO – L’AQUILA, TRIBUNALE: QUINTA UDIENZA CONTRO ANAN, ALI E MANSOUR
Il 18 giugno, presso il Tribunale dell’Aquila, si terrà la quinta udienza del processo contro Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, accusati di terrorismo. A essere messi sotto accusa non ci saranno solo i tre imputati: di fronte alla Corte verrà trascinato l’intero popolo palestinese, e con esso il suo diritto alla resistenza e alla liberazione.
“Sig. giudice, lei parla di terrorismo e accusa la resistenza palestinese di essere terrorista: con quale diritto? Quale legge rende terrorista chi difende la propria terra? Come può la vittima essere un carnefice ai suoi occhi, e l’oppresso un oppressore?”
Queste parole di Anan Yaeesh interrogano ogni aula in cui la giustizia si piega all’ordine coloniale. Ed è in questo processo esemplare che si rivela con chiarezza la complicità dell’Italia e, più in generale, dell’Occidente nella criminalizzazione di un popolo intero.
Un processo segnato fin dall’inizio da gravi forzature e da una sistematica compressione del diritto alla difesa, che rende evidente la funzione politica assunta da questo tribunale:
– sono state ammesse come prove a carico le cosiddette “confessioni” ottenute sotto tortura dallo Shin Bet nelle carceri israeliane, ritenute utilizzabili fino all’esclusione ottenuta in seguito al ricorso della difesa;
– su 47 testimoni proposti dalla difesa, solo 3 sono stati ammessi e relativi a un solo imputato. Esclusi tutti coloro che avrebbero potuto offrire un contesto utile a comprendere i fatti ad eccezione di Martina Lovito, la volontaria italiana aggredita dai coloni israeliani nel 2024, che però non potrà riferire sull’aggressione subita;
– Anan Yaeesh si è visto negare il diritto di leggere in italiano la propria dichiarazione spontanea: la sua voce è stata affidata a un’interprete che ne ha restituito una traduzione confusa e distorta, cancellandone il significato politico;
– la calendarizzazione delle udienze risponde all’urgenza di chiudere rapidamente il procedimento con una condanna: quattro intere udienze ai testimoni dell’accusa, mezza udienza soltanto a quelli della difesa e alle dichiarazioni degli imputati.
Nel calendario già fissato, l’ultima udienza, quella in cui verrà pronunciata la sentenza, è prevista per il 10 luglio.
Come ha dichiarato al Manifesto l’avvocato Rossi Albertini:
“questa corte lede non poco il diritto alla difesa. Per dire, non avremo nemmeno a disposizione le trascrizioni di quello che succede in aula perché non c’è il tempo per farle”.
La Resistenza non si processa e non si condanna!
LIBERTA’ PER ANAN
VIVA LA RESISTENZA PALESTINESE