Palestinesi processati in Italia – Stralci della dichiarazione spontanea di Anan Yaeesh all’udienza preliminare

Un articolo di cronaca abruzzese di oggi, che merita di essere manipolato con cautela in quanto velina di polizia e Procura, mescola cose vere e cose false, come fa un manipolatore dell’informazione degno di tale fama.

Iniziamo dalle cose vere, poste in un trafiletto sotto il grosso dell’articolo, che contiene stralci della lunga e articolata dichiarazione di Anan, e le dichiarazioni della difesa all’esito dell’udienza.

Anan:

“Sono un uomo della resistenza, lo Stato italiano lo sa ed è per questo che ha accettato la richiesta di asilo. Il mio è un arresto illegittimo, in Italia non ho commesso alcun reato.

Per noi la resistenza è un dovere, voi siete amici di Israele. Non accettate e non rispettate tutto ciò che è il diritto internazionale, ma guardate solo alle relazioni diplomatiche, solo perché Israele è amico dell’Italia. Mi vergogno di dovermi discolpare dall’essere un resistente, mi ritengo parte di un popolo aggredito ed è mio diritto difendermi. Noi non riconosciamo l’occupazione. Mi vergogno di essere qui in carcere, al caldo quando bambini in Palestina vengono uccisi. Mi vergogno delle cure che ricevo, quando tutti i ragazzi che si trovano nelle carceri di Israele vengono torturati. La terra di Palestina non ha nessuno che la difende. Sono anni che l’esercito israeliano bombarda senza distinzione i civili, ammazza donne e bambini, arresta tutti. Il mio corpo ha 11 pallottole e 40 schegge, non c’è osso del mio corpo che non si sia fratturato. Sono stato rianimato due volte a causa delle torture. Amiamo la vita più di altri, ma per dignità preferiamo morire piuttosto che sottostare agli occupanti.”

La difesa:

“Con estremo disappunto della difesa, prosegue la decisione dell’autorità giudiziaria di perseguire tre palestinesi residenti in Italia, rei, secondo la Procura, di aver contribuito a realizzare fatti di Resistenza in Cisgiordania. Evidentemente si è deciso, nel nostro Paese, che ai palestinesi non si applichi il diritto all’autodeterminazione dei popoli, il diritto alla resistenza e all’indipendenza, riconosciuti e pacificamente ammessi dalle convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia. Si tende così ad affermare il principio secondo cui i palestinesi non solo devono subire il tentativo di genocidio attualmente in corso, reato ritenuto plausibile dalla Corte Internazionale di Giustizia, o i crimini di guerra e contro l’umanità, come ritenuto dalla Corte Penale Internazionale, ma devono farlo senza neppure provare a difendersi. Contro questa impostazione politica e giuridica, la difesa farà ricorso al diritto internazionale.

E passiamo ai falsi, o meglio, a ciò che trapela da questo articolo:

Si scrive che “UNO DEGLI IMPUTATI SI E’ PRESENTATO CON I QUATTRO FIGLI IN TENERA ETA’ CHE GIOCAVANO NELL’ATRIO”, specificando nel corpo dell’articolo che Mansour era “accompagnato dalla moglie e dal suoi quattro figli in tenera età, i quali, giocando nell’atrio fuori dalla stessa aula di udienza, hanno richiamato l’attenzione del Gup, che, meravigliata, ha chiesto spiegazioni”

Ciò che trapela in questa precisazione è il fastidio che il giornalista, e probabilmente anche il Gup, hanno provato alla vista di 3 bambini palestinesi (e non 4), che con la loro vivacità rompevano la “solennità” di un’udienza in realtà rituale, dove tutto era già deciso. Dove però non si poteva mostrificare, deumanizzare fino in fondo, i resistenti palestinesi. Ma oltre al fastidio, ciò che trapela è il disprezzo delle vite, delle relazioni e dei sentimenti dei palestinesi, in quanto tali e in quanto proletari. L’indifferenza alla loro sofferenza quando Mansour era in carcere e il fastidio nel vederli uniti e apparentemente sereni.

Poi si potrebbe disquisire a lungo anche sui motivi della conta sbagliata – perché quattro e non tre figli se le differenze tra i 3 bambini sono talmente evidenti? – Ciò che trapela allora è anche razzismo, è il fare appello alla pancia degli “itagliani”, come pure quando si scrive: “DAL CARCERE DI TERNI L’ATTACCO ALL’ITALIA: “NON RISPETTATE IL DIRITTO INTERNAZIONALE””

Ciò che non emerge invece dall’articolo è l’intima complicità e vicinanza tra Italia e Israele, che a livello giudiziario si dimostra non solo nella rogatoria passiva che è stata richiesta dall’Italia ad Israele, ovvero la trasmissione di documenti e interrogatori compiuti sotto tortura in Israele nei confronti di alcuni palestinesi arrestati a Tulkarem, ma anche in quella attiva, ossia nella trasmissione ad Israele di tutte le informazioni contenute nel materiale informatico sequestrato in Italia. Ed è facile immaginare che dei tantissimi omicidi compiuti nell’arco di questo ultimo anno, di giovani e giovanissimi militanti palestinesi, una parte sia stata possibile anche grazie a queste informazioni.

Queste rogatorie pertanto sarebbero inutilizzabili nel rispetto del diritto internazionale, ma questo governo fascista, oltre a calpestare la Costituzione della repubblica italiana nata dalla Resistenza, se ne frega altamente del diritto internazionale.

Di qui la necessità di allargare il più possibile la campagna, investendo in essa anche giuristi democratici, oltre, naturalmente, le organizzazioni per i diritti umani.

Per aderire alla campagna inviare mail a comitatofreeanan@gmail.com

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