Torino, 36 anarchici indagati per lotte nel nome di Cospito.

«Apologia di reato e lesioni»

Da maggio a dicembre 2022. La difesa: fatti bagatellari

Dall’apologia di reato all’istigazione a delinquere, dall’imbrattamento alle lesioni, fino al turbamento di funzione religiosa. Sono tanti e diversificati i reati indicati nel fascicolo d’inchiesta in cui — a vario titolo — sono indagati 36 anarchici che vivono sparsi sul territorio nazionale.

Le indagini sono concluse e in poco più di 10 pagine la Procura ha sintetizzato un indice di piccoli e grandi episodi che si sono verificati in città tra il 7 maggio e il 5 dicembre 2022, nei mesi in cui era in corso lo sciopero della fame dell’anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito contro il regime del 41 bis e il processo di cui era protagonista per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano (terminato poi a luglio 2023 con la condanna a 23 anni di carcere). Ed è così che il documento, notificato nei giorni scorsi, diventa il canovaccio di una campagna di solidarietà costellata di presidi, manifestazioni e slogan. «Fatti bagatellari che si fatica a capire perché necessitino di un processo», è il commento dell’avvocato Claudio Novaro che assiste alcuni degli indagati.

Scorrendo i capi d’imputazione ci si imbatte nel reato di imbrattamento per le scritte «Cartabia assassina libertà per tutti» e «Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis» tracciate sul muro perimetrale del provveditorato regionale della polizia penitenziaria. E per quelle — «Alfredo Juan Anna Liberi» e «Contro tutte le galere» — sulle pareti esterne della sede del Gruppo trasporti torinese. E ancora, i magistrati parlano di apologia di terrorismo per gli slogan e i messaggi diffusi in occasione di una manifestazione di solidarietà. Rievocando l’uccisione del commissario Luigi Calabresi (avvenuta il 17 maggio 1972) e la gambizzazione di Alberto Mammoli, medico del carcere di Pisa (30 marzo 1977), un attivista dal megafono aveva urlato: «Ecco queste cose succedono, non si tratta di minacce a vuoto, si tratta semplicemente di vedere come va la storia».

 A otto anarchici sono contestate le rime declamate il 5 dicembre nella maxi aula 3 durante il processo all’ideologo della Fai/Fri: «Chi va col nucleare impara a zoppicare» e «Susi Schlein impara a parcheggiare». Queste ultime riferite all’attacco incendiario contro la vettura di Susanna Schlein, consigliera dell’ambasciata italiana ad Atene.

Lo stesso giorno gli antagonisti improvvisarono un corteo di solidarietà. E in quell’occasione tre attivisti — che ora rispondono di lesioni — aggredirono in via Principi d’Acaja un barista che cercava di impedire che il muro e la vetrina del proprio locale venissero imbrattati con la vernice spray.

Dieci gli anarchici che dovranno difendersi dall’accusa di aver turbato una funzione religiosa. Era il 20 novembre e il palcoscenico scelto dai contestatori era la chiesa della Gran Madre di Dio. Lì venne organizzato un volantinaggio e ci fu anche un tentativo di appendere uno striscione: le azioni crearono scompiglio nel corso della messa domenicale.
Insomma, uno stillicidio di proteste per attirare l’attenzione sul caso Cospito che ora sono state trasformate dal procuratore aggiunto Emilio Gatti e dai sostituti Paolo Scafi e Valentina Sellaroli in capi d’accusa: in tutto sono 16 e per alcuni episodi la Procura aveva anche chiesto una decina di misure cautelari, respinte dal tribunale del Riesame.