Processo contro le proteste nel centro di accoglienza Ex Caserma Serena (Treviso): richieste condanne oltre i 6 anni. Solidarietà a Abdou, Mohammed e Amadou!
Il 6 ottobre si è tenuta presso il tribunale di Treviso un’altra udienza del processo contro Mohammed, Amadou e Abdourahamane. Chaka Ouattara, il quarto imputato di questo processo, è morto nel carcere di Verona, in isolamento in regime di 14bis, il 7 novembre 2020.
I tre sono accusati di devastazione e saccheggio, sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale per le proteste scoppiate a giugno 2020 nel CAS (centro di accoglienza straordinaria) di Treviso, Ex Caserma Serena, allora gestita dalla cooperativa Nova Facility.
Per ciascuno di loro, il PM ha chiesto condanne oltre i 6 anni di reclusione. E’ stata fissata al 20 ottobre l’udienza per la sentenza di primo grado.
Ricordiamo che la protesta nell’ex Caserma Serena dell’11 e 12 giugno 2020 scoppiò per denunciare la malagestione della pandemia covid all’interno del CAS da parte della cooperativa Nova Facility, insieme a Prefettura e Ulss di Treviso. Un protesta che parlava però anche delle condizioni di vita in generale dentro la struttura, già denunciate anche in precedenza dalle persone costrette a viverci: le condizioni igieniche degradanti, le cure mediche assenti, le camere-dormitorio, la rigidissima disciplina con cui sono applicate le regole dell’accoglienza, la collaborazione tra operatori e polizia, il lavoro volontario all’interno del centro.
Quella protesta è scoppiata nel contesto di un’ondata di rivolte -restata decisamente invisibile per tant- che in realtà hanno attraversato decine di centri di accoglienza, hotspot e navi quarantena nell’estate del 2020. Da allora gli apparati repressivi dello Stato hanno voluto punire in modo esemplare chi ha partecipato alla protesta all’ex caserma serena per dare un segnale a tutti gli altri. La repressione e il carcere hanno ammazzato Chaka.
Su una richiesta di condanna così alta peserebbe in particolare la conferma da parte del PM della sussistenza di devastazione e saccheggio. Un reato utilizzato sempre più sistematicamente dalle procure -anche se spesso caduto in primo grado- per reprimere le rivolte nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (ad esempio la rivolta del 2015 nel CARA di Mineo, quella nel CARA di Borgo Mezzanone nel 2017, quella a Bari nel 2014) e nei centri di permanenza per il rimpatrio (come le rivolte che distrussero il CIE di Crotone e quello di Milano nel 2012, quello di Caltanissetta nel 2017), ma anche in importanti momenti di piazza, alle frontiere (come nel processo del Brennero), e nelle carceri dopo le rivolte del marzo 2020.
Di fronte alle stragi che continuano a consumarsi nel Mediterraneo, di fronte alle morti sempre più quotidiane dentro le carceri, in un momento in cui il governo italiano moltiplica i luoghi della detenzione amministrativa, reprime ancora di più chiunque non obbedisce alle regole imposte dal regime dell’accoglienza, e priva migliaia di persone della possibilità di regolarizzarsi, è necessario più che mai stare al fianco di chi lotta contro tutto questo.
Al coraggio di chi in un centro di accoglienza ha lottato contro le leggi razziste, contro lo sfruttamento, contro la reclusione, deve corrispondere la nostra solidarietà concreta.
Per ricordare Chaka, per sostenere Abdou, Mohammed e Amadou, invitiamo a moltiplicare ovunque le iniziative di solidarietà il giorno dell’udienza, il 20 ottobre.
Contro la repressione e il razzismo, solidarietà agli imputati e libertà per tutt!
ACCOGLIENZA ??? NEI MODERNI LAGHER ??? …PERCHE’ QUESTO SONO …