Informazioni di garanzia per ventitré poliziotti penitenziari del Cerialdo di Cuneo cui si contestano trattamenti dei detenuti “inumani e degradanti”. L’avvocato Ferrero, difensore di uno degli indagati: “Sicuri di poter dimostrare l’assoluta infondatezza degli addebiti”
“E’ solo l’inizio“. E’ la frase che si lascia sfuggire un agente del carcere di Cuneo non coinvolto nei fatti che hanno portato all’emissione di ventitré avvisi di garanzia notificati dalla Procura di Cuneo ad altrettanti agenti di Polizia Penitenziaria finiti sotto inchiesta per lesioni, abuso di autorità (608) e tortura contro cinque uomini di origine pakistana ristretti nella casa circondariale del Cerialdo.
I fatti risalgono alla notte tra il 20 e il 21 giugno scorsi, quando secondo l’ipotesi al vaglio degli inquirenti 14 agenti, liberi dal servizio e in abiti civili, sarebbero entrati nella cella 417 interna alla quarta sezione del carcere, padiglione Gesso, dove si trovavano quattro detenuti. Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria.
L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non ottenne ascolto. Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame degli investigatori, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.
Nel frattempo portarono il detenuto sofferente in infermeria. Per poi scagliarsi contro i quattro a forza di calci, pugni e schiaffi, rivolgendosi loro con insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch’essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie. “Parla adesso pakistano”. “Tu non mi conosci”. “Pakistano di merda, pakistano di merda”.
Dopo la violenza anche l’isolamento, senza alcuna visita medica, obbligatoria in questi casi. I detenuti ebbero, a seguito dei fatti, prognosi tra i 7 e i 15 giorni.
Dai fatti, a seguito, pare, della denuncia da parte del legale di uno dei detenuti picchiati, è scaturita un’indagine interna, che ha portato anche alle perquisizioni domiciliari e al sequestro dei telefoni degli indagati.
Sarebbe solo l’ultimo di almeno quattro episodi di violenza, contestati ad altri agenti di Polizia Penitenziaria, che portano il totale degli indagati a 23. Il primo risale all’ottobre del 2021, contestati sempre lesioni, tortura e abuso, così come nell’episodio del 27 dicembre 2021 fino ad arrivare al 5 aprile 2022 e, infine, a quello del 20 giugno, verosimilmente il più grave, che ha portato all’iscrizione degli agenti nel registro degli indagati.
Il procuratore capo di Cuneo Onelio Dodero ha dichiarato: “L’inchiesta è nata da una serie di episodi che hanno allertato la Procura, ma le condotte sono ancora tutte da verificare, infatti non sono state disposte misure cautelari e gli agenti sono tutti in servizio. La Procura ha dovuto muoversi celermente; ora siamo in attesa della pronuncia del Gip per l’eventuale ammissione dell’incidente probatorio”.
A quanto si apprende, c’è un secondo filone di indagine relativo a reati di droga, pare spaccio interno al carcere stesso, che coinvolgerebbe alcuni agenti estranei, invece, agli episodi succitati.