Mercoledì 22 marzo al tribunale di Bergamo si sono tenute le udienze per due processi che riguardano aspetti importanti della repressione che colpiscono le lotte sindacali, sociali e politiche anche nella nostra provincia e in cui rimane aperto il problema per tutti di una risposta unitaria nazionale alla repressione, su cui è necessario lavorare in questa fase nella prospettiva di un fronte unico di classe.
Il primo riguarda l’udienza per la lettura del dispositivo della sentenza in relazione alla manifestazione del 20.10.2019 avanti la sede Unicredit di Bergamo in solidarietà con le popolazioni del Rojava bombardata dall’esercito turco, con l’accusa di non aver avvisato preventivamente il questore e per alcuni fumogeni accesi.
Una mobilitazione spontanea immediata e necessaria di solidarietà internazionalista come evidenziato dallo striscione “boicotta UniCredit finanziatrice della Turchia”, per cui era stato emesso un decreto penale di condanna a cui si era fatta opposizione.
L’accusa col PM aveva chiesto 4 mesi di arresto e 400 euro di ammenda per una decina di compagni sulla base di accertamenti della Digos in base ad un “generico riferimento a gruppi antagonisti locali” individuati tra quelli con un ruolo di organizzatori o comunque tra quelli più attivi nella protesta perchè tenevano uno striscione o parlavano al megafono o distribuivano volantini…
Non riponiamo una cieca fiducia dei tribunali ma questa volta siamo stati tutti assolti visto che il giudice ha ritenuto giustamente che “il fatto non sussiste” anche sulla base del diritto fondamentale di riunione (art. 17, co.1 Cost), per questo appena saranno disponibili faremo conoscere le motivazioni della sentenza.
Adesso un altro processo importante ancora aperto è quello contro le lotte nella logistica che hanno visto protagonista i lavoratori dello Slai cobas per il sindacato di classe nel magazzino di Brignano nella logistica Kamila-Italtrans, in cui si vuole colpire le libertà sindacali e il diritto di sciopero, rappresentato dalla battaglia di anni per migliori condizioni di lavoro e sicurezza contro nel sistema neo-schiavista degli appalti.Il processo riguarda una querela ai carabinieri fatta dai responsabili del consorzio e delle cooperative Cisa, contro i delegati e attivisti del sindacato in sciopero, accusati “…in concorso tra loro e con altri lavoratori…” di arbitraria invasione e occupazione di aziende, minacce. Una ritorsione per aver lottato fino alla fine contro l’azienda attivamente impegnata a mettere in discussione lavoro e i diritti dei lavoratori per imporre ritmi di lavoro e condizioni a rischio sicurezza come i gravi incidenti che si sono verificati.
Nell’udienza di questa mattina il PM ha chiesto 1 anno e 2 mesi a questi lavoratori e c’è un rinvio per la discussione tra le parti al 10 maggio. Un processo importante perchè cerca di ribaltare la realtà di una legittima protesta sindacale considerata un’azione criminosa “…. col solo scopo di turbare il normale svolgimento del lavoro…” che danneggia i profitti dell’azienda e quindi fa chiudere le aziende!!!
Questa logica da fascismo padronale non può e non deve passare seguiranno quindi prossime info di approfondimento e iniziative.