Lo aveva già annunciato nel 2018, il reato di tortura “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro” e per questo andava abolito. Oggi che è presidente del Consiglio, Giorgia Meloni mantiene la promessa in merito a quell’annuncio.
Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge per annullare il provvedimento introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017, dopo un tormentato iter parlamentare.
La necessità di introdurre tale reato emerse dopo i drammatici fatti del G8 di Genova del 2001: l’Italia fu sanzionata nel 2015 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per per la mancanza di adeguate ed efficaci misure di prevenzione e repressione delle condotte di tortura, contrarie all’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, qualificando le violenze commesse in quei giorni dalle forze di polizia contro i manifestati come tortura.
Il testo della proposta di legge intende di fatto eliminare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che introducevano il reato e si lascia in piedi solo una sorta di aggravante all’articolo 61 del codice “per dare attuazione agli obblighi internazionali”
Da Il manifesto, di Patrizio Gonnella – Presidente di Antigone:
L’abolizione del reato di tortura sarebbe un triste primato
Sembra quasi fatto apposta. Nello stesso giorno in cui è stato pubblicato il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) che aveva visitato l’Italia circa un anno fa, Fdi presenta una proposta di legge per abrogare il reato di tortura. Era il 1992 quando ci fu la prima visita ispettiva in Italia di un Comitato di cui pochi conoscevano funzioni, potenzialità, forza.
Non era ovvio, e non lo è ancora, vedere esperti di altri paesi entrare in carceri, caserme, commissariati, ospedali psichiatrici, centri di detenzione per migranti senza dover elemosinare un’autorizzazione ministeriale. Il Cpt è un organismo del Consiglio d’Europa dotato di poteri ispettivi in un campo, quello penale e carcerario, dove gli Stati hanno sempre rivendicato la loro sovranità assoluta. La sovranità assoluta è però sempre fonte di violazioni di diritti fondamentali come ci hanno insegnato nella storia Kant, Kelsen, Einstein, Freud, Spinelli e, infine, Ferrajoli con la sua proposta di una Costituente per la terra.
Mi soffermo solo su tre tra le osservazioni conclusive del Cpt rivolte alle autorità italiane, dopo avere visitato, tra i tanti luoghi, le carceri di Roma Regina Coeli, Monza, Torino Lorusso e Cotugno, Milano San Vittore:
1) con il ritorno al normale funzionamento del sistema giudiziario, la popolazione carceraria ha iniziato ad aumentare di nuovo e, al momento della visita, ammontava effettivamente al 114% della capacità ufficiale di 50.863 posti. Il CPT ribadisce che affrontare il problema del sovraffollamento richiede una strategia più ampia per assicurare che la detenzione sia veramente la misura di ultima istanza.
2) La delegazione del CPT ha ricevuto denunce di maltrattamento di detenuti da parte del personale di Polizia penitenziaria in ciascuno degli istituti visitati. Tuttavia, la vasta maggioranza delle persone incontrate nelle carceri visitate ha affermato che il personale di sorveglianza ha tenuto un comportamento corretto nei loro confronti
3) In relazione alle misure restrittive e ai regimi di isolamento, il CPT chiede una serie di interventi, tra cui: l’abolizione della misura di confinamento solitario imposto dal tribunale ai sensi dell’Articolo 72 del Codice penale, noto come isolamento diurno; il riesame della misura di segregazione secondo l’Articolo 32 del Regolamento di esecuzione dell’ Ordinamento penitenziario per assicurare che le decisioni riguardanti la collocazione e il rinnovo della misura siano pienamente motivate, che sia in atto un ricorso a un organismo indipendente e che sia offerto un programma di attività personalizzate; il riesame della gestione dei detenuti sottoposti al regime “41-bis”, in linea con le raccomandazioni di lunga data del CPT.
Dunque si chiede allo Stato di ridurre la pressione numerica della popolazione detenuta, ossia di diversificare il sistema sanzionatorio e di puntare su misure non detentive. Dal governo, però, arrivano brutti segnali in questa direzione. Si pensi alla norma sui rave parties o alla stucchevole decisione populista di affossare il disegno di legge sulle detenute madri.
Si rammenta come la violenza dei poliziotti è stata denunciata in tutti gli istituti visitati e allo stesso modo come ciò riguardi una minoranza dello staff penitenziario. E sempre di ieri la notizia che la procura di Biella ha sospeso 23 agenti della polizia penitenziaria per le torture avvenute nell’agosto del 2022. Si parla di botte, violenze fisiche e psicologiche, uso di nastro adesivo per contenere i detenuti nonostante non fosse previsto dalle norme, clima di sopraffazione. Dunque il rischio di essere sottoposti a tortura e maltrattamenti esiste. Chiudere gli occhi significa non rendere servizio alla giustizia e ai tanti agenti che si muovono nel solco della legalità.
Infine, si chiede di ridurre tutte le forme di isolamento penitenziario, pratica devastante dal punto di vista psico-fisico. L’isolamento è sempre l’anticamera del dolore nonché della degradazione fisica e mentale. In particolare con forza viene ribadito come andrebbe abrogato l’articolo 72 del codice penale che prevede l’isolamento diurno fino a tre anni per i pluri-ergastolani. Una misura senza senso, violenta, afflittiva, irriguardosa delle norme internazionali, illiberale e dunque tipica della cultura fascista che permea di sé il codice Rocco.
Rispetto a tutto questo la risposta delle autorità italiane si muove sul filo della burocrazia e non evoca proposte di riforma. E ieri arriva la proposta del partito di Giorgia Meloni. Anziché impegnarsi per abolire la tortura preannuncia la cancellazione del delitto. Non si è mai visto un paese democratico che abroga il crimine di tortura. Sarebbe un triste, tragico primato.