accusati di fabbricare ordigni esplosivi ma il giudice esclude la finalità di terrorismo
Erano stati arrestati a marzo, l’indagine era partita da un clochard che aveva per caso scoperto un deposito di esplosivi in un bosco inaccessibile nella zona di forte Tenaglia
Genova. Sono stati rinviati a giudizio ma senza la finalità di terrorismo i due anarchici genovesi che erano stati arrestati a marzo, accusati di detenzione di materiale esplodente ed esplosivo, tentata fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati, nonché detenzione di materiale esplodente al fine di attentare alla pubblica incolumità.
L’indagine era partita dopo che un clochard si era presentato dai carabinieri dicendo di aver visto un uomo che nascondeva qualcosa nel bosco nella zona di Forte Tenaglia e lui sperando fosse droga da rivendere aveva invece trovato un deposito di esplosivi. Tra il materiale sequestrato dai militari c’erano oltre tre kg di ‘polvere nera’, un centinaio di petardi, che oltre alla polvere nera contengono alluminio e perclorato di potassio, 668 miccette, 1 piccolo ordigno esplosivo pronto all’uso, diversi meccanismi per orologi a muro, un timer da cucina, batterie, candele e nastro adesivo ecc.
Per risalire ai ‘proprietari’ del deposito i carabinieri avevano piazzato delle fototrappole, mentre la digos, una volta individuata la coppia, aveva messo microspie a bordo dell’auto. Secondo la tesi della Procura i due arrestati sarebbero vicini alle posizioni della Fai-Fri, la Federazione anarchica informale, considerata responsabile dal 2003 ad oggi di 66 attentati terroristici.
Secondo gli investigatori alcuni dei pezzi ritrovati nel deposito sarebbero in tutto simili, per marca, modello e dimensioni, a quelli utilizzati per i tre congegni temporizzati per il tentativo di incendio del 13 luglio dei due tralicci vicini al Santuario delle Guardia collegati a bottiglie di plastica contenenti liquido infiammabile, ma quell’episodio (l’innesco fra l’altro non funzionò) non è contestato agli arrestati come non lo sono gli altri incendi e sabotaggi a tralicci e ripetitori avvenuti a Genova negli ultimi anni, che tutti rivendicati su siti anarchici restano al momento contro ignoti.
Tra il materiale cartaceo e informatico sequestrato agli imputati al momento dell’arresto gli investigatori della Digos e del Ros avevano trovato tracce di file cancellati che contenevano le mappe delle zone dove si erano verificati alcuni dei sabotaggi ai tralicci, nonché l’accesso ripetuto ai siti anarchici che ricevono e pubblicano le rivendicazioni dei sabotaggi poco prima della pubblicazione delle rivendicazioni stesse. Si tratta di elementi indiziari che il gup tuttavia non ha ritenuto sufficienti per contestare l’aggravante della finalità di terrorismo, cosa che d’altronde non aveva fatto neppure il gip che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare…