Arrivata la sentenza di primo grado, a Milano, nel processo carico di nove compagne e compagni del ‘Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio’, attivo nel quadrante occidentale della metropoli lombarda, in particolare sul fronte del diritto alla casa e a una vita degna.
Per la prima volta i giudici accettano la tesi accusatoria dell’associazione a delinquere in senso stretto “finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica”, equiparando quindi i movimenti di lotta per la casa (e non solo) a veri e propri sodalizi criminosi.
I nove imputati nell’inchiesta “Robin Hood” sono stati infatti tutti condannati in primo grado dal Tribunale di Milano, con la durissima “accusa di associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica”. Si tratta di condanne per oltre 30 anni di carcere.
In questi anni il Comitato ha svolto un duro e importante lavoro politico, finalizzato alla tutela degli abitanti delle case popolari e all’organizzazione di presidi sanitari, scolastici, solidali, a favore delle classi popolari che abitano in quella zona. Un lavoro che includeva la messa a disposizione delle case popolari abbandonate, aiutando chi ne aveva bisogno ad aprire e occupare la case fatiscenti e lasciate volutamente marcire da Aler e dai loro padrini politici. Il meccanismo lo conosciamo bene: abbandonare il patrimonio pubblico, rendere non assegnabili gli appartamenti privi dei presidi minimi di abitabilità, marginalizzare gli abitanti in un ghetto per poi cacciarli e – sulle ceneri dei vecchi quartieri popolari – costruire nuove zone e nuovi complessi immobiliari a prezzi di mercato. Pura speculazione a immagine e somiglianza di questa città del degrado.