Prosegue sui giornali lo ‘scandalo’ dei ricatti all’ Ufficio immigrazione di Torino, che ha portato a 9 misure cautelari e almeno 24 indagati, tra cui il vice commissario e un agente scelto della Questura di Corso Verona 4.
Ci eravamo lasciati settimana scorsa al primo interrogatorio del vice commissario Nettis, che accusava il suo sottoposto Rubino di averlo incastrato in un ‘sistema collaudato’ di ricatti manovrato da lui con Bitani, mediatore afgano, descritto in termini eccentrci come il ‘boss’ dell’ organizzazione. I ricatti andavano da servizi di qualsiasi genere a soldi, fino a diverse migliaia di euro, a seconda del favore.
Rubino sarebbe colpevole di aver chiesto anche prestazioni sessuali in cambio.
Dall’ interrogatorio dell’ agente scelto Rubino, appena uscito sui giornali, emergono nuovi elementi sulla vicenda : il ‘sistema collaudato’ descritto da Nettis esisteva da prima dell’ arrivo di Rubino in Corso Verona, dal primo lockdown del 2020. Nettis conosceva già da tempo il mediatore Bitani, e quest’ ultimo secondo un’intercettazione aveva riferito a Rubino di alcune tangenti versate negli anni a dei funzionari di Corso Verona da alcuni degli intermediari indagati, prima ancora di conoscere Nettis.
Scandalo o segreto di Pulcinella? Piu quest’ ultimo, per chi da anni conosce e vive queste dinamiche, assieme con il ricatto ‘normalizzato’ sostenuto dalle leggi nazionali ed europee sull’ immigrazione.
Sono queste che hanno permesso la creazione nel corso degli anni di un fruttuoso mercato illecito di compravendita di documentazione necessaria a poter ottenere o rinnovare il permesso, come contratti di lavoro (per poi lavorare in nero), contratti di residenza (per poi vivere altrove, nei ghetti o per strada), certificati come idoneità alloggiativa, prove di presenza sul territorio (per citare la famigerata Sanatoria 2020), e tanto altro ancora. Senza contare il costo del permesso in se, degli avvocati, dei caf eccetera. Tutto questo, per poi prima doversi presentare in coda fuori da una Questura, dove potrebbe essere necrssatio sottostare ad un ricatto finale, a cui cedere per disperazione e per necessità del pezzo di carta.
Non possiamo affidarci a questa giustizia, visto che già nel corso degli anni vi sono state altre operazioni simili diffuse per lo stivale. Solitamente, a fronte di prove dell’ esistenza di ricatti diffusi, la repressione finisce per colpire poco funzionari di polizia o altre figure di potere, e prendersela molto piu facilmente con le persone immigrate, coinvolte nel giro di procacciamento delle vittime o vittime stesse, assottigliando le differenze tra sfruttatori e sfruttati, senza che questo porti mai a rompere il giocattolo.
Non possiamo affidarci a questa giustizia, specie se questa giustizia viene amministrata dai nostri stessi carnefici. Dobbiamo affidarci alla lotta.
Nel frattempo a Torino è stato chiuso anche l’ ultimo rifugio per senza documenti e minori stranieri, in via Traves 7. I progetti di accoglienza non riescono a rispondere al numero di arrivi di minori non accompagnati, marginalizzandoli, o se necessario reprimendoli.
Ne sorge un altro di rifugio, questo autogestito, a Cesana Torinese, per tutte le persone che decidono di attraversare la frontiera in cerca di una nuova vita.
In Grecia, ad Atene, è in corso il tentativo di sgombero dell ultimo campo profughi della città, Eleonas, in una zona popolare della città, investita da forti processi di riqualificazione, ma le persone del campo continuano a resistere la fuori senza accennare a muoversi.
Il fuoco della lotta non si esaurisce mai, laddove sembra spegnersi si accende altrove.
Documenti per tutt, repressione per nessun!