SABATO 11 GIUGNO DALLE ORE 18:00 ALLE 23:30 presso il Csoa Corto Circuito:
La solidarietà è la nostra arma
ore 18:00: Dibattito contro la Repressione.
Intervengono:
📌 le studentesse e gli studenti Osa
📌 l’avvocato Marco Lucentini,
📌 Osservatorio Repressione,
📌 Cambiare Rotta,
📌 Potere Al Popolo VII municipio.
🔴 ore 20:00: Lettura di poesie di Sante Notarnicola e poesia performativa di Iris Basilicata, Cecilia Lavatore, Stefano Tarquini, Francesco De Simone, Alessandro Fusto.
🔴 dalle ore 21:30: Cena sociale e DJ SET con L’amorte
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Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un salto di qualità dal punto di vista autoritario e repressivo nella gestione dell’ordine pubblico e del conflitto, reale e potenziale. Abbiamo visto e vissuto negli anni la chiusura di spazi occupati, la criminalizzazione del conflitto e nuove forme di gestione dell’ordine pubblico nelle città metropolitane, senza contare nuove modalità di repressione sperimentate nel movimento No Tav.
Anche senza un conflitto sociale di massa i meccanismi della repressione allargano le proprie maglie in nuove direzioni: provvedimenti coercitivi come fogli di via e divieti di dimora, sanzioni economiche spropositate, licenziamenti da posti di lavoro pubblici o privati, intimidazioni e schedature anche solo per aver partecipato ad assemblee o iniziative.
Queste nuove forme repressive hanno sempre di più un carattere “preventivo” volto non solo a colpire gli attivisti di oggi ma a scoraggiare nuove possibili attivazioni di conflitto futuro. Questo è ciò che è successo agli studenti di OSA che sono stati colpiti dalla macchina repressiva in maniera martellante e spropositata. Colpiti dal punto di vista giudiziario quanto disciplinare, andando ad intaccare i loro percorsi formativi e il loro rapporto con una scuola che mira sempre più ad emulare lo sfruttamento e l’alienazione della fabbrica piuttosto che a costruire un pensiero critico e fornire spazi di socialità e discussione. Fabbrica a cui gli studenti, ormai, accedono direttamente, abbandonando le aule e i libri per venire scaraventati in quel mondo del lavoro fatto di sfruttamento, dove si ringrazia per lavorare gratuitamente, dove si percepiscono salari da fame e dove, spesso, si perde la vita anche fin da adolescenti.
Ed è invece proprio dove si agita conflitto ed organizzazione, lì che si muove la macchina repressiva per andare a sedare ogni spirito di iniziativa: e così le lotte studentesche che hanno animato le piazze e le scuole in questo anno scolastico così come non si vedeva ormai da tempo; così le lotte operaie, della logistica, dei braccianti, che da soggetti ricattati e non sindacalizzabili sono diventati anima e motore della riconquista della dignità sul posto di lavoro. Quel posto di lavoro in cui non si può, non si deve morire.
La stretta repressiva ha radici molto profonde e ha visto diversi governi sulla stessa linea: privatizzazioni, politiche di austerità, precarizzazione del lavoro, chiusura degli spazi democratici, affossamento dei diritti, appoggio incondizionato alle grandi opere e alla devastazione dei territori, repressione del conflitto.
Negli ultimi anni la politica di “sinistra” ha incentrato unicamente la sua battaglia contro la campagna mediatica di stampo autoritario di Salvini, Ministro dell’Interno del governo Lega-5Stelle. Una battaglia di facciata in quanto i Decreti Sicurezza sono stati adottati dal governo Conte-bis senza essere messi in discussione da alcun partito. Così diventano molto meno sostanziali le differenze tra Lega e Partito Democratico. Partito che ha cercato di far dimenticare, con un antifascismo e un antirazzismo di facciata, tutte quelle politiche di austerità e la costruzione di modello repressivo di società, portato avanti da Minniti, attraverso i decreti sui migranti, i Daspo urbani, lo sdoganamento delle forze fasciste, modello che non si discosta da quello leghista. D’altro canto anche i 5-Stelle hanno fatto passare senza problemi la TAV e i due decreti Sicurezza, incapaci di rappresentare e dare voce agli interessi popolari non hanno esitato a formare un governo proprio col Pd.
Tutti questi elementi sono collegati tra loro: la repressione del conflitto reale e potenziale, la gestione sempre più autoritaria della società, la chiusura degli spazi democratici rimangono l’unica arma in mano alle classi dominanti.
Cosa possiamo fare noi?
Portare avanti le lotte ogni giorno, mettere al centro il conflitto sociale, la solidarietà incondizionata a chi viene colpito dalla repressione, la controinformazione, mostrare nei fatti come la repressione non sia altro che l’altra faccia della medaglia delle politiche di austerità, privatizzazioni, tagli ai diritti e al welfare perseguite da tutti i governi di questi anni.
Portiamo in piazza questo dibattito a partire da chi ha subìto direttamente la repressione, come gli studenti romani di OSA che con l’occupazione di oltre 50 scuole hanno mostrato tutto il proprio malessere nei confronti di un modello di Scuola che non è riuscito a mettere in sicurezza tutte e tutti gli studenti e il personale scolastico e che mette a profitto la vita scolastica dei ragazzi. La risposta delle istituzioni è stata la repressione, nelle scuole così come nelle piazze. Il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale ha addirittura chiesto di denunciare e sanzionare chi tra studentesse e studenti avesse occupato. A seguito delle molte sospensioni e denunce si sono susseguite iniziative di protesta e gli attivisti si sono mossi anche per vie legali e con una campagna di crowdfunding (https://www.gofundme.com/…/la-vostra-represisone-non-ci…).
Portiamo tutta la nostra solidarietà alle studentesse e agli studenti di OSA, colpevoli solo di lottare per un futuro migliore.
“La vostra repressione non ci fermerà, la solidarietà è la nostra arma”