Lettera inviata alla ministra Marta Cartabia. Rifiuteranno i pasti forniti dal carcere da domani fino al 23 dicembre. Monica Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune: “Sono vicina alle donne in protesta”
“Sciopero del carrello” a sostegno di tutti gli appelli dei detenuti e delle detenute rimasti inascoltati e per segnalare le condizioni nelle carceri italiane. Lo annunciano le detenute delle Vallette di Torino in una lettera inviata alla ministra Marta Cartabia. Da oggi rifiuteranno i pasti forniti dal carcere da domani fino al 23 dicembre, antivigilia di Natale, con l’appello in tutta Italia ad aderire alla «pacifica dimostrazione di dissenso con l’intento di riportare l’attenzione sulla necessità di un “Decreto carcere” e della concessione della liberazione anticipata speciale estesa a tutta la popolazione detenuta».
Le detenute, già ad agosto lanciarono lo sciopero del carrello, trovando adesioni nelle carcere di tutta Italia, e prima ancora nella popolazione maschile del carcere. Furono in centinaia a rifiutare il vitto per denunciare la quotidianità difficile negli istituti, «perché alla retorica delle “buone intenzioni” – scrivono alla ministra – il governo risponda con fatti concreti anche per noi cittadini reclusi».
Tra le criticità segnalate, ci sono il sovraffollamento (a Torino sono ospitati circa 1.350 i detenuti su 1.098 posti), la mancata qualità dei prodotti dei pasti – il “Carrello” – ma anche la mancanza di percorsi formativi e quindi riabilitativi e rieducativi. In solidarietà alle detenute oggi ci sarà un presidio di “Mamme in piazza per la libertà di dissenso” alle 17,30, con l’obiettivo di concludere la raccolta fondi proprio a sostegno dello sciopero che parte domani.
«Se il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni come sostenevano Beccaria e Dostoevskij – proseguono le detenute, allegando decine e decine di firme alla lettera inviata oltre alla ministra anche al direttore del Dap nazionale e ai vertici locali – a distanza di secoli in Italia il senso di umanità, legittimità e legalità, sembrano essersi fermati lontano dalle sbarre. La pandemia ha acuito antiche problematiche, ma neppure l’attuale Governo ha preso una posizione netta per portare nelle prigioni dignità e buonsenso oltre che i diritti fondamentali sanciti dalle costituzioni italiana e europea».
«Sono molto vicina alle detenute in questa protesta pacifica – spiega Monica Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino -. Ho avuto contatti con altri garanti e figure di riferimento del mondo penitenziario del resto di Italia e oltre alla solidarietà ho riscontrato l’intenzione in diverse realtà ad aderire allo sciopero». Un’occasione per sottolineare la difficoltà delle donne in carceri maschili: «Oltre al sovraffollamento, sono infatti oltre 100 le donne detenute a Torino su 80 posti, c’è l’organizzazione che nasce con una visione maschile». Come per i progetti e le attività di lavoro esterno: «Ci auguriamo – prosegue – che la prossima stagione sia di ripresa dal punto di vista di attività professionali e lavorative, per gli uomini ci sono più realtà associative pronte a ospitarli, situazione che resta carente per le donne. Speriamo che cambi la situazione, come la possibilità di risorse abitate all’esterno delle strutture e di attenzione alla salute fisica e psichica all’interno».