Pavia, troppi disagi a Torre del Gallo. I detenuti allo sciopero del cibo
Tre suicidi in un mese. I reclusi rifiutano il carrello con gli alimenti che viene loro portato. “Da tanti mesi le nostre denunce sono inascoltate”
Pavia – Rifiutano il cibo che viene portato loro in cella i detenuti del carcere di Torre del Gallo. Hanno deciso di attuare lo “sciopero del carrello” per protestare contro una serie di gravi disagi che vanno avanti da tempo. Una situazione che recentemente si è acuita tanto che sono stati registrati tre suicidi nell’arco di un mese. “Questa manifestazione civile di protesta – si legge in una lettera che diversi detenuti delle sei sezioni della casa circondariale hanno indirizzato al ministro della giustizia Marta Cartabia, al dipartimento di amministrazione penitenziaria, al garante nazionale e provinciale dei detenuti, al presidente del tribunale di sorveglianza di Pavia, al direttore del carcere di Torre del Gallo, ai parlamentari e consiglieri regionali pavesi e al sindaco di Pavia – viene indetta dopo mesi e mesi in cui i nostri rappresentanti in commissione denunciano le mancanze, senza nessun riscontro o risposte”.
Numerosi i problemi denunciati nella missiva e più volte sollevati dai detenuti che vanno dalla mancanza parziale o totale di riscaldamento nelle stanze di pernottamento, salette, corridoi, sale avvocati e sale comuni, all’impossibilità di effettuare colloqui con i parenti in un ambiente accogliente e dignitoso passando per l’abbandono strutturale che si tramuta in un’impossibilità di effettuare corsi, attività sportive e ricreative. Non solo, in carcere non vengono effettuate attività ricreative sia sportive che di studio, corsi riabilitativi ed è presente un solo medico per 700 detenuti che non vengono visitati se non per urgenze e molto spesso per atti autolesionistici.
Secondo i detenuti di Torre del Gallo l’attesa media per le visite specialistiche è di circa 8-10 mesi e i colloqui con i detenuti avvengono con una cadenza che varia dai 6 agli 8 mesi. “Il 62% dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza, alcoldipendenza o ludopatia – prosegue la lettera dei detenuti – ma il personale del Serd è carente. Inoltre manca l’agente di rete e l’igiene: le docce in alcune sezioni sono completamente ammuffite, non funzionanti e non è presente un asciuga capelli. In cella manca l’acqua calda per la pulizia personale e delle stoviglie ed è impossibile far lavare lenzuola e coperte personali, nonostante sia stata richiesta più volte la dotazione di lavatrici e asciugatrici a gettoni”. Una situazione confermata anche dal garante dei detenuti Laura Cesaris preoccupata per i suicidi registrati ultimamente che ha definito “la punta di un iceberg”.