Dal blog MFPR
Nel luglio del 2020 la stazione dei Carabinieri è travolta da uno scandalo che coinvolge molti dei militari in servizio. E’ una storia criminale fatta di droga, sesso, torture, vessazioni, violenza. Le parole che si sentono nelle intercettazioni sono inequivocabili: “Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irragiungibili”. La storia è banale quanto grave, come il male che hanno fatto, con la sicurezza di chi indossa una divisa e ha il potere di decidere sulla vita delle persone: torture, violenze, traffici di droga e di sesso, estorsioni e rapine.
Francesca, una trans brasiliana da tempo a Piacenza, fu minacciata più volte e picchiata nel corso di aggressioni sessuali in caserma in cui fu costretta a fare sesso per non essere rispedita in Brasile.
Ora sono stati tutti condannati i 5 carabinieri della caserma Levante di Piacenza, ma avendo scelto il rito abbreviato, che garantisce la riduzione di un terzo della pena, le condanne vanno dai 12 ai 3 anni e 4 mesi.
La condanna maggiore, di 12 anni è stata inflitta all’appuntato Giuseppe Montella, al centro, secondo l’accusa, del sistema criminale esistente nella caserma e rafforzato nei mesi del primo lockdown. Per lui la Procura aveva chiesto 16 anni e 10 mesi. Montella ha ammesso le sue responsabilità – ammettendo di aver partecipato a gran parte degli episodi a lui contestati, ben 58 su 60 -, ma ha sempre sostenuto di non aver agito da solo. Otto anni, invece, all’appuntato Salvatore Cappellano, per una richiesta dell’accusa di anni 14, sei all’appuntato Giacomo Falanga (13 anni richiesti dall’accusa), tre anni e quattro mesi al carabiniere Daniele Spagnolo e quattro all’ex comandante della stazione di via Caccialupo, il maresciallo Marco Orlando.
Nei giorni scorsi il Tribunale di Bologna aveva scarcerato Montella, disponendo per lui gli arresti domiciliari. Gli unici arrestati che rimangono in carcere, al momento, sono Salvatore Cappellano e Giacomo Falanga. Un sesto carabiniere, l’appuntato Angelo Esposito, aveva scelto di proseguire il processo con il rito ordinario, mentre un’altra decina di persone, spacciatori e complici, hanno optato per il patteggiamento.”
Tra i condannati, quindi, gli unici 2 arrestati non ancora rimessi in libertà sconteranno la pena in sezioni protette, dedicate agli appartenenti alle Forze dell’ordine.
Lo schifo di Piacenza ha riportato, per un breve periodo, sotto i riflettori, la natura istituzionale e di classe della violenza sessuale, e le condanne comminate ai torturatori in divisa a Piacenza non confliggono con quanto sta emergendo sulla natura violenta e di classe dell’intero sistema repressivo e carcerario italiano, con la mattanza al carcere di Santa Maria Capua Vetere (e quella insabbiata al carcere di S. Anna di Modena)
Lo abbiamo detto allora e lo ripetiamo adesso: non sono mele marce, marcia è tutta la pianta, l’intera foresta. Non può la giustizia borghese essere vera giustizia, non saranno 2 pezze a porre fine all’orrore, ma la rabbia organizzata delle donne proletarie in prima fila nella rivoluzione
Lo stato borghese si abbatte e non si cambia!