Il SRP esprime piena solidarietà a Edoardo Sorge, un compagno generoso che ha scelto di lottare ogni giorno contro la guerra di classe che quotidianamente i padroni e lo stato al loro servizio conducono contro la classe sfruttata.
Su di lui è stata aperta un’indagine per associazione a delinquere, ma l’associazione che stato e padroni vogliono colpire cercando di ingessare con questa indagine l’impegno di Eddy è quella dei lavoratori e delle lavoratrici combattive, degli operai, dei disoccupati, dei senza casa, degli immigrati, degli sfruttati che a testa alta lottano e si organizzano in difesa dei propri diritti, nella prospettiva di una trasformazione radicale dei rapporti di produzione, dei rapporti sociali.
L’indagine su Eddy, la repressione di lavoratrici e lavoratori messa in atto da stato e padroni con la complicità dei sindacati collaborazionisti, fa il paio con l’assassinio di Adil, con le squadracce assoldate dai padroni per piegare la resistenza di operai e operaie, e si inserisce a pieno titolo nella guerra di classe del capitale.
Una guerra sistemica che nella crisi capitalistica si inasprisce ancora di più e ricorre a qualsiasi mezzo, “legale” e “illegale”, repressivo e preventivo, per procrastinare la sua fine.
Consapevoli di questo, nel rinnovare la nostra solidarietà a Eddy e a tutti i lavoratori e le lavoratrici combattive colpiti dalla repressione padronale e di stato, rilanciamo il nostro appello a tutte le forze che si battono contro la repressione, a tutte le energie del sindacalismo conflittuale, alle lavoratrici che si battono contro ogni tipo di discriminazione e a tutti i proletari coscienti, a costruire un fronte unitario contro la repressione padronale e di stato. Un organismo di autodifesa legato a livello nazionale e nei territori alle lotte proletarie e che punti apertamente alla mobilitazione politica dei lavoratori sul terreno del carcere e della repressione, contro l’attività permanente controrivoluzionaria di stato, governi e padroni.
Se toccano uno toccano tutti e tutte, L’unica associazione a delinquere è quella di stato e padroni
SRP
Dal Laboratorio Politico Iskra
Negli ultimi anni e in questi mesi di pandemia decine di procedimenti giudiziari e amministrativi si sono accumulati sulle spalle di disoccupati, attivisti, studenti e lavoratori. È evidente ora a tutti l’escalation repressiva di questi mesi.
In questi giorni un militante del Laboratorio Politico Iskra, Eddy, membro dell’esecutivo nazionale del Si Cobas e tra i portavoce del Movimento di Lotta Disoccupati 7 Novembre, è stato informato dai nostri legali di un’indagine a suo carico per Associazione a delinquere (articolo 416 del codice penale) in cui sarebbe coinvolto e che risulta tuttora in corso.
Non entriamo nel merito di un’indagine di cui sappiamo ancora molto poco ma iniziamo a sottolineare la cornice politica entro cui si attua questa azione repressiva. L’utilizzo dell’associazione a delinquere è un capo d’imputazione usato più volte contro i movimenti di lotta. Qui a Napoli la Procura, con questa fattispecie di reato utilizzata spesso contro i disoccupati organizzati, ha provato a distruggere queste esperienze di lotta collettive, utilizzandolo come un monito chiaro per chiunque avverta la necessità di mobilitarsi in difesa del diritto ad un salario.
Il fatto che gli sfruttati e le sfruttate stiano provando ad organizzarsi a più livelli e in maniera sempre più convinta non fa dormire sonni tranquilli ai padroni la cui unica esigenza diventa quella di prevenire e poi reprimere ogni tentativo di lotta che metta in discussione questo sistema sociale ed economico. Per evitare che ciò possa accadere stato e sfruttatori ricorrono ai tanti strumenti repressivi in loro possesso e affinati nel corso di decenni di controrivoluzione, colpendo soprattutto le avanguardie di lotta più combattive.
La criminalizzazione dei movimenti di lotta, la depoliticizzazione degli stessi, l’uso indiscriminato dei reati associativi, disegna una pericolosa strategia volta a risolvere il conflitto sociale sul piano dell’ordine pubblico, spesso in maniera preventiva, nel tentativo di sbarazzarsi di chiunque osi organizzarsi per rivendicare i più basilari diritti come quello al lavoro, alla casa, alla salute, alla bonifica.
L’unica possibilità concreta che abbiamo oggi è unirsi attorno ad un programma politico di lotta capace di fare da ponte tra le rivendicazioni immediate e la prospettiva rivoluzionaria ed anticapitalista, che sia in grado di parlare alle emergenze ed esigenze sociali in un’ottica di trasformazione politica, sociale ed economica.
Se è vero che una lotta contro questi meccanismi repressivi non può essere slegata da una lotta quotidiana contro il sistema economico e sociale che li produce, tra le esigenze immediate resta centrale la necessità di fare quadrato attorno a chi viene represso perché prova a rovesciare lo status quo.
E’ da tempo che siamo scesi in campo e continueremo ad allargare il fronte unico degli sfruttati pronti a farvi tremare e rovesciarvi e non saranno teoremi fantasiosi, denunce, fogli di via o multe a fermarci.
Come urliamo ogni giorno dalle piazze, il messaggio chiaro a chi mette in atto queste montature è uno solo: se toccano uno, toccano tutte e tutti noi. Giù le mani da Eddy! Giù le mani da chi lotta!