Era tra i detenuti che al carcere di Rebibbia avevano rifiutato il vitto per protestare contro le precarie condizioni igieniche nelle quali vivevano in quarantena, a causa della riscontrata positività al Covid, in un reparto dismesso da mesi. Il 31 marzo gli doveva essere confermato l’affidamento ai servizi: revocato a causa di una denuncia dell’autorità giudiziaria per aver partecipato ad azioni di protesta quando era ristrettoproprio nel reparto obsoleto in questione.
La denuncia della garante di Roma Gabriella Stramaccioni
A riportare questa surreale vicenda è la garante del comune di Roma delle persone private della libertà Gabriella Stramaccioni. «Risultato positivo al Covid a fine dicembre insieme ad altri 40 – racconta la garante – viene spostato in isolamento in un reparto dismesso (da mesi) del carcere. Rimangono qui alcuni giorni, in condizioni igieniche precarie, in stanze abbandonate da tempo, con materassi e lenzuola vecchie e puzzolenti, senza disinfettanti e materiale per la pulizia». Avvisata dai familiari di questa situazione, la garante Stramaccioni decide di entrare nel reparto il 12 gennaio, accompagnata dalla direttrice del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso e dal medico della Asl. «Purtroppo – prosegue la Garante nel racconto – la situazione corrisponde a quello che mi è stato descritto ed i detenuti sono in agitazione da giorni, preoccupati ed impauriti, non ricevono informazioni. Hanno deciso di rifiutare il vitto per protesta. Cerchiamo di calmare gli animi, parlo con molti di loro (dallo spioncino e da lontano) e faccio molta fatica a controllare il disagio per quello che vedo con i miei occhi». A quel punto la direttrice si impegna a far arrivare nuovi materassi e lenzuola, il medico si impegna a rafforzare il servizio di assistenza. «Torno dopo pochi giorni con il Garante regionale Anastasia – spiega Stramaccioni – ed effettivamente qualcosa è migliorato, anche se per le persone positive al Covid dovevano essere, a nostro avviso, adottate misure più significative e quindi inviamo una nota congiunta a tutti i soggetti coinvolti».
Il 31 marzo l’amara sorpresa: la revoca della misura alternativa
A febbraio i detenuti di Rebibbia tornati negativi rientrano nei loro reparti, dopo aver passato un mese in una situazione angosciante. Tutto è bene quel che finisce bene? No. Per uno di loro il 31 marzo si doveva confermare l’affidamento ai servizi grazie anche a una relazione positiva dell’area educativa e a causa di una sofferenza da disturbo bipolare con conseguente riconoscimento dell’invalidità all’80%. «Ma ora questa misura è stata revocata – rende noto la garante -. Il motivo: c’è una denuncia dell’autorità giudiziaria per aver partecipato ad azioni di protesta quando era ristretto nel reparto obsoleto in questione. Esattamente il giorno che sono andata in visita nel reparto dismesso per verificare le loro precarie condizioni». La garante denuncia quello che definisce un «cortocircuito della giustizia». Interviene a tal proposito anche il garante regionale Stefano Anastasìa: «Il potere disciplinare andrebbe valutato con cautela dalla magistratura di sorveglianza, non ci si può affidare come fosse oro colato».