alla cortese attenzione del:
Ministro della Giustizia Professoressa M. C. Cartabia
Tribunale di Sorveglianza di Torino
Ordine degli Avvocati e Camera Penale di Torino Garante Nazionale dei Detenuti
Mauro Palma
Garante Regionale Bruno Mellano
Garante Comunale Monica C. Gallo
Associazione Antigone Associazione Yairaih
A Tutti coloro che credono nel diritto
Siamo un gruppo di detenute della III sezione femminile del carcere di Torino; scriviamo questa lettera pubblica per far sentire il nostro appello ed arrivare così a più persone possibili consapevoli del fatto che una mobilitazione dal basso debba essere sostenuta da una mobilitazione che parta anche dall’alto.
La stessa motivazione deve essere sostenuta per essere rafforzata a tutti i livelli possibili.
Agli appelli dei detenuti, dei garanti dei detenuti, delle camere penali, dei magistrati di sorveglianza delle associazioni, di senatori a vita, di ex-ministri, di scrittori, artisti, dei nostri parenti e della gente comune per misure di clemenza come amnistia ed indulto e misure deflattive deve conseguire una risposta delle istituzioni. Ora più che mai, ad un anno dall’inizio della pandemia la propaganda deve lasciare spazio all’azione.
Abbiamo deciso di far arrivare là fuori la nostra situazione attuale, per rafforzare tutti gli appelli che abbiamo già divulgato in questo anno, perché se indulto e amnistia non sono attuabili a causa delle diverse visioni politiche, la reintegrazione della liberazione anticipata speciale di 75 giorni estesa a tutta la popolazione detenuta compreso il 4bis, è una strada possibile.
Il Covid-19 ha ufficialmente fatto ingresso nel padiglione femminile, che conta un centinaio di donne ristrette. Al momento ci sono alcuni casi di positività accertata, altre compagne sono in attesa dell’esito del tampone, altre invece sono state preventivamente isolate. Venerdì 26/02/2021 la Direzione ed i coordinatori del PAD F in accordo con l’area sanitaria prontamente hanno messo in campo le misure per contenere e monitorare il contagio dal tampone rapido alla sanificazione di celle e spazi comuni. Viviamo però ore di angoscia e di impotenza rispetto a tutto ciò: poiché agli sforzi del singolo (inteso come le direzioni dei penitenziari) deve rispondere l’istituzione centrale.
Con la nascita di questo Governo di larghissime intese, si è sentito parlare di europeismo, rispetto della costituzione, soprattutto di “discontinuità”. Allora l’antica lotta tra giustizialisti e garantisti deve essere superata con una presa di posizione che evidenzi civiltà e rispetto dei diritti, che la comunità europea stessa chiede all’Italia, che è “maglia nera” per quanto riguarda la giustizia in tutte le sue accezioni.
La richiesta di sostenere l’ampliamento della liberazione anticipata da 45 a 75 giorni, così come fu dal 2010 al 2015 per rispondere al sovraffollamento ed alla sentenza Torreggiani non deve sembrarvi una richiesta “astrusa”, ma dovrebbe riconoscere a tutti noi la dignità di essere cittadini e non solo numeri.
La buona condotta è un dovere per noi detenuti, è richiesta a tutti, quindi i benefici ad essa correlati devono essere concessi a tutti, indistintamente dal 4bis o altri ostativi: perché i gap del sistema carcerario colpiscono tutti indistintamente così come le insidie che ha aggiunto la pandemia. Se questa proposta fosse retroattiva al 2015, data in cui venne sospesa, il sovraffollamento si ridurrebbe permettendo condizioni migliori sia a noi reclusi, sia a chi opera all’interno delle carceri, dando utilità e funzionalità al proprio operato.
La pandemia ha messo a rischio la salute di tutti coloro che sono all’interno: reclusi, poliziotti, personale pedagogico, psicologi e operatori sanitari e ha anche reso la nostra reclusione pesantissima dal punto di vista psicologico e dell’affettività: siamo stati ancora più isolati. Il resoconto sull’anno che è appena trascorso è lo stesso di un bollettino di guerra a livello globale, un’intera generazione di anziani morti, disastri a livello sanitario ed economico. Il divario tra ricchi e poveri e tra primi ed ultimi è aumentato.
Anche noi da qui dentro attraverso i canali d’informazione siamo rimaste basite davanti alle immagini delle code davanti alla Caritas e nessuno meglio di noi può comprendere cosa voglia dire la solitudine obbligata degli anziani nelle Rsa, la distanza forzata, la mancanza di un abbraccio.
Bisogna superare il concetto che il carcere sia un “pianeta a sé”, fortunatamente non è più un argomento tabù, ma rimane comunque argomento divisivo e difficile da trattare in sede parlamentare. Ma la discontinuità va dimostrata a tutto campo. La pena non deve avere un’accezione “vendicativa” e retributiva, ma essere utile sia noi sia alla società che ci riaccoglierà da liberi.
Ognuno può fare qualcosa per migliorare le condizioni sue e dell’altro, sarebbe un bel modo per renderci partecipi tutti nell’attivazione di principi fondamentali della nostra costituzione, che ci vede tutti cittadini allo stesso modo. La realtà però ci divide in quelli di serie A e quelli di serie B…
Il tanto annoverato Art.27 della Costituzione non deve essere usato solo con retorica. Nel paese di Cesare Beccaria, di Primo Levi, di Lilliana Segre constatiamo inefficienza ed indifferenza da parte della politica che, nonostante abbia potere e dovere di cambiare lo stato delle cose, nulla compie.
Grazie per l’attenzione,
le Detenute
Torino, 28/02/2021
CASSANO ERICA
IADANZA MARINA
CALABRIA STEFANIA
HOPIC REGINA
PIAZZA MARIA EMANUELA
LAURIOLA DANA
SMEREL HINDIA
LEUZZI TERESINA
DE COSTANZO FABIOLA
REGGIANI YELENA
SHOLAPU SHOLAKE
SUNDAY RITA
CRIVELLORI M. TERESA
CHABANE SARAH
AHMETOVIC MANUELA
GERMIA
LETHIRAPATHY BAVANI
BENINCASA GIANCARLA
LAFLEUR NADIA
LAFLEUR ROSA
CHIAPPIN EGLE
NICU ELENA
ZICCARELLO FLAVIA
PIGNATELLO ELENA
RICCETTI EMANUELA
CENA ANNA
CATANIA ROSA
NAPOLI MARIA ANTONIETTA
ZHELYAZKOVA MARIYANA
ZHELYAZKOVA ZORNITSA
ARASOMINAN EDITH
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