Ciao
ho ricevuto le tue lettere il 12 gennaio. Solo allora sono stata al corrente dello sciopero. Qui alle nuove giunte la situazione è drammatica, il livello di solidarietà è minimale e quello di una coscienza di lotta è inesistente. Cercando “complicità” in sezione, non ho avuto risposte che potevano aiutarmi a capire come essere attiva/e o come partecipare a questo sciopero e così ho deciso per un’azione individuale per essere comunque presente. DOMANI SCIOPERERO’. Ho scritto un breve testo che domani attaccherò alle sbarre della cella che ti riporto:
“OGGI, VENERDÌ 15/1/21 NELLE CARCERI ITALIANE È STATO INDETTO UNO SCIOPERO PER DENUNCIARE E PROTESTARE CONTRO LE CONDIZIONI ABERRANTI CHE SIAMO COSTRETTE A VIVERE. NON CREDO IN UN MIGLIORAMENTO DELLO STATO DETENTIVO, LE PRIGIONI SONO UNO STRUMENTO DI TORTURA PSICOLOGICA E FISICA DELLO STATO CHE VUOLE REPRIMERE OGNI FORMA DI LOTTA, DISSENSO E DIGNITOSA VITA. LA METÀ DA RAGGIUNGERE È QUELLA DELLA DISTRUZIONE DELLE GALERE E DELLE ALTRE UMILIANTI FORME DI DETENZIONE. OGGI SCIOPERO, NON MANGIO, NON ESCO ALL’ARIA, NON FACCIO LA DOCCIA, NON MI SOTTOPONGO AI RITMI IMPOSTI DALLA CONDIZIONE DI PRIGIONIERA.
LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI
Fabiola nuove giunte F cella 6″
Questo per ora sarà il mio contributo allo sciopero, minimo, lo riconosco ma mi auguro ancora di poter essere sorpresa da un atteggiamento meno remissivo delle altre detenute che sono qui con me. Un abbraccio forte e solidale e buona lotta
Fabiola
14 gennaio 2021.
Ora Fabiola ha incontrato altre compagne di lotta: con Dana, Stefania, Maria Emanuela e un’altra detenuta del carcere Lorusso-Cotugno di Torino (di cui ancora non sappiamo il nome), da 6 giorni sta portando avanti uno sciopero della fame per rivendicare diritti fondamentali negati a tutte le persone detenute, il diritto all’affettività e il diritto alla salute.
- Chiedono che venga immediatamente ripristinato il rispetto del monte ore settimanale delle videochiamate con le proprie/propri care/e, sia la telefonata ordinaria che quella aggiuntiva introdotta dopo la sospensione dei colloqui in presenza, escludendo le telefonate con i propri legali dal monte ore a disposizione.
- Inoltre chiedono che le limitazioni allo spostamento tra comuni, previste dal dpcm, non impediscano ai parenti che risiedono fuori Torino di potersi recare al carcere per le visite e le prenotazioni dei colloqui. Non è accettabile che questo non sia ritenuto un motivo valido per uscire dal proprio comune! Andare all’IKEA, è possibile, andare a trovare i propri cari e le proprie care recluse No!
- L’altra importante rivendicazione riguarda il diritto alla salute: si chiede che vengano immediatamente attuate reali e concreti misure sanitarie riguardo alla pandemia covid 19. Informazione, prevenzione, mappature dei contagi sono misure di vitale importanza che il carcere di Torino non ancora non ha adottato.