Contagi nelle carceri fuori controllo, ma per il governo è sufficiente chiudere detenuti e detenute, positivi e negativi insieme, 24h al giorno, senza ora d’aria, senza colloqui, senza attività, senza vaccinazione. La vaccinazione, in carcere, è ritenuta prioritaria solo per le forze dell’ordine, tanto che è in corso una petizione on line, lanciata dalla onlus “La società della ragione”, per chiedere al Ministro della Salute e al Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 che anche le persone detenute e gli altri operatori penitenziari siano inseriti tra le categorie prioritarie nella vaccinazione contro il Covid 19.
Una petizione che ancora adesso stenta a crescere e che comunque non risolve il problema del sovraffollamento.
Come riporta un articolo su “Domani”, che riprendiamo sotto, La settimana tra l’11 e il 16 gennaio ha visto un’impennata di casi da Covid-19 nelle carceri italiane in particolare nei penitenziari milanesi dove i detenuti positivi sono cresciuti di oltre il triplo, mentre in tutta l’Italia sono aumentati del 25 per cento.
La settimana tra l’11 e il 16 gennaio ha visto un’impennata di casi da Covid-19 nelle carceri italiane in particolare nei penitenziari milanesi dove i detenuti positivi sono cresciuti di oltre il triplo, mentre in tutta l’Italia sono aumentati del 25 per cento.
A comunicare la notizia è il Dipartimento amministrazione penitenziaria nell’ultimo bollettino con i dati riservati ai sindacati della polizia penitenziaria e aggiornati al 14 gennaio. Per quanto riguarda i casi nelle carceri milanesi i dati sono allarmanti: i casi a Bollate erano 36 il 7 gennaio e ora sono saliti a 109, a cui va aggiunto un altro detenuto ricoverato in ospedale. A San Vittore invece i casi sono passati da 17 a 59. In tutte le carceri della Lombardia i casi di Covid 19 sono 228, quasi un terzo di quelli nazionali.
«Colpa del sovraffollamento»
L’impennata delle carceri milanesi ha una chiara causa, secondo Francesco Maisto, garante delle persone private della libertà personale del comune di Milano. «I dati a cui assistiamo oggi sono dovuti a un sovraffollamento che è diffuso in tutta Italia, ma soprattutto in Lombardia e che rende di fatto praticamente impossibile il distanziamento sociale» :spiega il garante secondo cui per porre fine alla catena dei contagi nei penitenziari milanesi bisognerebbe «fare una scrematura dei detenuti da destinare a soluzioni alternative al carcere». Quella del carcere «isolato dal mondo» è una leggenda metropolitana secondo Maisto che nota come il Covid-19 sia arrivato fino ai detenuti posti al 41 bis nel carcere di Opera. L’aumento dei positivi non è un problema solo per i detenuti visto che che come racconta Maisto: «Anche due agenti penitenziari sono morti dopo avere contratto il virus. Si tratta di un dato molto alto se confrontato con le altre regioni».
Un problema nazionale
In tutto il paese, i detenuti positivi sono 718 di cui 681 sono asintomatici, 11 presentano sintomi e 26 sono stati ricoverati. Il 7 gennaio erano 556. Il Lazio è la seconda regione per numero di contagi, quasi tutti concentrati nei penitenziari romani. A Rebibbia sono 54 i positivi (altri quattro detenuti sono ricoverati in ospedale) e 35 i contagiati a Regina Coeli. Sessanta i casi in Veneto di cui 37 a Vicenza e 23 a Venezia. Gli altri focolai di maggiore entità sono a Sulmona che conta 53 detenuti positivo mentre a Napoli sono quaranta i detenuti contagiati nel carcere di Secondigliano. Lo stesso numero è registrato a Palermo nel penitenziario di Lorusso. In tutta Italia i poliziotti penitenziari contagiati sono 640 che sommati ai positivi tra il personale portano a 701 il totale dei positivi nell’amministrazione penitenziaria.
Una situazione sempre più estrema
I dati sugli ultimi contagi in carcere solo solo uno dei problemi legati all’emergenza Covid-19. Domani ha raccontato come il Natale dei detenuti sia stato particolarmente duro a causa delle restrizioni imposte per evitare la crescita di contagi e dell’impossibilità di svolgere le normali attività. Una situazione che, come raccontato da una psicologa di San Vittore, «nei casi più gravi ha portato le persone in cella a tagliarsi o commettere atti di autolesionismo».