41 bis – per potersi curare gli impongono di cambiare nome

Da Associazione Yairaiha Onlus, Lettera aperta della moglie di un detenuto malato in 41 bis.

MIO MARITO, DETENUTO A MILANO OPERA IN REGIME DI ART. 41 BIS, RINUNCIA AD UN INTERVENTO PER carcinoma maligno alla vescica.
PERCHE’???? Perché prima di entrare in sala operatoria gli impongono di firmare il consenso informato SOTTO ALTRO NOME, Sig. ANDREA SAVI, nome di fantasia usato dall’ospedale o dal penitenziario di OPERA. Il nome reale di mio marito è TEODORO C. di anni 82. Ha la necessità di essere operato ma il regime di Milano Opera gli impone di cambiare nome. Niente cambio nome, niente cure. Questo è il ricatto.
Perché? E’ evidente che fanno di tutto per negare il diritto alle cure, alla salute, alla vita. LO VOGLIONO MORTO. E’ il ricatto che hanno innescato è un modo come un altro di complicare le poche possibilità di vita. Del resto con tutte le evidenti patologie anche un cieco capirebbe il motivo del cambio del nome. Infatti se avesse dato il consenso informato potevano successivamente dichiararlo morto nel penitenziario di opera per cause naturali.
Mio marito, NON ERGASTOLANO, detenuto dal 2014 con tutte le patologie accertate anche da tutti i consulenti nominati dalla procura si trova a vivere questo calvario infinito. E attenzione: l’istituto penitenziario di Parma, ove prima era detenuto, ha dichiarato che mio marito a seguito delle patologie accertate NON RISULTA COMPATIBILE al regime di detenzione carceraria. Gli stessi medici del carcere di Parma hanno espressamente dichiarato di non voler prendersi alcuna responsabilità in merito alle sorti di C. Teodoro. La Procura, il DAP, cosa fanno rispetto a questa presa di posizione del carcere di Parma? Invece di mandarlo a casa agli arresti domiciliari lo trasferiscono d’urgenza alla casa reclusione di Opera per fargli vivere un vero calvario. Sofferenze atroci. Un uomo di 82 anni costretto a vivere nella sedia a rotella con metà vita paralizzata, con un tumore alla vescica, in condizioni igieniche pietose, sporco, non curato, abbandonato in una cella senza alcuna assistenza.
Si parla che la giustizia deve avere un volto umano ( citando le parole del Presidente della Corte di Cassazione Dott. Pietro Curzio). Personalmente io moglie di Teodoro C. leggo con stupore e rammarico come in articoli di giornali nazionali, in libri noti a tutti, in sentenze della Cassazione e della Corte di Giustizia Europea, come alcuni illustri rappresentati dello Stato, richiamano il senso di umanità ponendo la salute e la vita umana in una posizione primaria rispetto a tutto il resto. Ebbene, ad oggi, dopo anni di esperienza, ritengo che tutti i nostri rappresentati dello Stato fanno solo propaganda elettorale e populismo. Nessuno di loro, al di fuori delle campagne elettorali, interpretano quello che viene a tutti imposto dalla Costituzione e dalle leggi tutte.
Ancora oggi mi domano, al pari di tante altre famiglie nella mia stessa situazione, come mai , nonostante le denunce, le prove evidenti della violazione di tutti i diritti, le violenze, gli abusi, le torture contro i detenuti NON CAMBIA e NON SI VUOL FARE NULLA PER CAMBIARE queste immane detenzioni.
La stessa corte europea dei diritti umani l’ha definito ( trattamenti inumani e degradanti).
Il 41 bis , per citare un espressione utilizzata dal Prof. Luigi Manconi , illustre sociologo nazionale ” è diventato quel carcere duro trasformato in un sistema di privazioni, limitazioni, imposizioni e divieti di continua umiliazione e degradazione umana” privando di senso il carattere rieducativo della pena.
Ritengo che ogni detenuto, per qualsiasi reato gli venga contestato , debba avere il diritto riconosciuto dalla costituzione italiana nel poter aver garantito la salute soprattutto in condizioni dignitose. Proprio alle cure mediche in caso di malattia o invalidità ( diritto ad un esistenza degna) NON Sì Può in nessun caso ESSERE PRIVATI.
La dignità umana sia di sostanza nel diritto al “Rispetto” , sintesi di riconoscimento e di pari considerazione delle persone : in essa libertà ed eguaglianza, entrambe componenti della dignità, potranno subire, per motivi di sicurezza, limitazioni, ma non si potrà mai accertare che il valore della persona, nel suo complesso, possa essere sminuito per effetto della restrizione in carcere. La dignità umana e il diritto alle cure e alla vita non si acquista per meriti e non si perde per demeriti.
Purtroppo per etica di pensiero dentro quelle mura i detenuti per non avere ulteriori ritorsioni non denunciano e queste inumane situazioni non vengono a risalto mai. Gli stessi detenuti subiscono ogni giorno abusi e ingiustizie, come dire: “oltre il danno la beffa” … .