Il boia Erdogan fa arrestare 55 avvocati accusandoli di “terrorismo”

Mentre l’ ÖHD (l’Associazione degli Avvocati per la Libertà) nel suo rapporto trimestrale sulle carceri regionali a Marmara denuncia torture, isolamento, detenuti malati lasciati senza cure e peggioramento generale delle condizioni dei detenuti nelle carceri per diffusione dei contagi della pandemia 

Turchia: Ordine di arresto per 55 avvocati colpevoli di difendere i dissidenti

settembre 16, 2020
I 55 avvocati di Ankara vanno ad aggiungersi ai 1480 indagati, di cui 570 detenuti e 441 condannati con la stessa accusa

Il primo settembre, commentando la morte di Ebru Timtik, il sultano Erdogan aveva detto: «È l’ora di discutere se si debba introdurre previsioni come l’espulsione dalle professioni. Come i ladri non dovrebbero essere difesi da avvocati che rubano, così i terroristi non dovrebbero essere difesi da avvocati terroristi».

Questa la dichiarazione di intenti ed infatti il solerte Parlamento sta studiando l’introduzione di una legge che sospenda o espella dalla professione gli avvocati accusati di terrorismo. E, sapendo con quali parametri si muove l’accusa di terrorismo in Turchia, c’è da tremare prevedendo quale uso ne verrà fatto.Ma la Procura di Ankara è stata ancor più tempestiva e il giorno 12 settembre ha emesso 55 mandati di arresto contro avvocati (48 avvocati e sette praticanti) con l’accusa di terrorismo per avere “agevolato” appartenenti alla organizzazione FETHO, quella di Fethullah Gulen che nel luglio 2016 mise in piedi quel tentativo di colpo di stato che diede la stura ad arresti e licenziamenti di massa.

I 55 avvocati di Ankara vanno così ad aggiungersi ai 1480 indagati, di cui 570 detenuti e 441 condannati da quel fatale luglio. Niente di nuovo, dunque, dirà qualcuno.La novità, invece c’è ed è inquietante. Era successo già in moltissimi casi (compreso Ebru Timtik) che l’arresto dell’avvocato discendesse dall’abusato paradigma per cui se difendi il terrorista sei terrorista anche tu. Ma qua, esplicitamente, per la prima volta, l’ordine di arresto si basa sul fatto di “avere difeso affiliati all’associazione di Gulen” e “avere cercato di manipolare i processi in favore dell’organizzazione terroristica con la scusa di avvalersi della legge”. Insomma, di avere svolto la loro professione.Per arrestare i 55 colleghi si sono mobilitati 1500 poliziotti, quando potevano essere fermati ogni mattina in Tribunale (alcuni infatti sono stati arrestati proprio lì) e due colleghe incinte sono state portate via con le manette dietro la schiena. Agli arrestati non è stato concesso di nominare difensori di propria scelta, ma sono stati forniti difensori indicati dalla procura.L’attacco all’avvocatura è evidente.

In questo caso vi è la specificità della presunta appartenenza a FETHO, ma è un attacco più generale ad un settore, quello degli avvocati, che secondo il governo troppo spesso si esprime con accenti e con un impegno chiaramente di opposizione rispetto alla politica governativa in tema di diritti umani e soprattutto di diritto di difesa. Non a caso fra breve gli avvocati saranno chiamati ad eleggere i propri Consigli dell’Ordine e, sulla base di una nuova legge del luglio scorso, nelle quattro città più grandi potranno presentarsi più liste per eleggere più Consigli dell’Ordine, purché raggiungano 2000 voti su più di 50000. Il tentativo di scompaginare la compattezza critica degli avvocati è palese e non è detto che non riesca.

Ezio Menzione da il dubbio

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Turchia, condannati i colleghi di Ebru Timtik

La Corte Suprema conferma la maggior parte delle sentenze per i 18 legali dell’Associazione Avvocati Progressisti

La 16° Sezione della Corte di Cassazione turca ha confermato le pesanti condanne a carico dei 18 avvocati dell’Associazione Avvocati Progressisti ( Çhd), di cui faceva parte Ebru Timtik, la legale turca morta il 27 agosto dopo 238 giorni di sciopero della fame. Per lei, per sua sorella Barkin e per il presidente dell’associazione Selgiuk Kosaacli, la Corte ha ribaltato la sentenza di appello, mentre ha confermato la condanna per gli altri 14 imputati.

Tra questi anche l’avvocato Aytac Unsal, condannato in appello a 10 anni e sei mesi di detenzione con l’accusa di terrorismo e scarcerato temporaneamente il 3 settembre a causa delle gravi condizioni di salute in cui versava dopo oltre 200 giorni di digiuno. L’associazione era stata messa fuori legge con i decreti emergenziali del 2018: i 18 avvocati progressisti erano stati condannati a 189 anni di carcere complessivi, con pene variabili da un minimo di 3 anni fino a 19 anni di reclusione, per presunti reati di terrorismo. Il loro processo è stato caratterizzato da gravissime violazioni delle più elementari regole processuali e del diritto di difesa, come accertato anche da una missione internazionale di avvocati, provenienti da sette paesi europei, a cui ha partecipato il Cnf, che si è recata nell’ottobre del 2019 anche presso il carcere di Sliviri, a Istanbul, dove era detenuta Ebru Timtik.

L’accusa, infatti, si basava esclusivamente sui cosiddetti “testimoni segreti”, la cui identità è sconosciuta, impedendo un reale contraddittorio. Le violazioni erano state tali e tante che era legittimo aspettarsi che la Cassazione non potesse sostenere simili ingiustizie. Ma così non è stato. Ora ai condannati non resta che la Corte Costituzionale, se del caso, e poi la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Intanto, il clima di repressione in Turchia si fa sempre più grave. La notizia dell’ennesima rappresaglia nei confronti degli avvocati, con l’arresto di 55 legali accusati di terrorismo da parte della procura di Ankara nell’ambito dell’indagine “Feto” ( di cui si parla in altro servizio del Dubbio ndr), ha provocato la dura reazione di istituzioni e associazioni forensi che condannano la sistematica criminalizzazione della professione forense. Molti ordini degli avvocati, tra cui quello di Ankara, Instanbul, e Smirne, hanno denunciato l’arbitrarietà degli arresti, seguiti a persequisizioni illegali e atti intimidatori.

«Forte preoccupazione e massima solidarietà all’Avvocatura turca» è stata espressa anche dal presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5s, Mario Perantoni, in seguito all’ultima “retata” del 12 settembre.

«L’avvocatura – commenta Perantoni – è un baluardo del diritto, guardiana dei principi fondamentali della civiltà giuridica e l’azione di massa contro gli avvocati turchi deve scuotere le coscienze, perchè non si può essere colpevoli di svolgere la propria professione in maniera indipendente. Questi arresti hanno tutto il sapore di una ritorsione per il lavoro svolto in difesa di sospetti affiliati alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen».

Francesca Spasiano da il dubbio