Augusta. Il 16 agosto una quarantina di detenuti del carcere della città in provincia di Siracusa, si è rifiutata di rientrare in cella. L’azione dimostrativa è stata organizzata per la continua mancanza di acqua all’interno della struttura.
Perché manca l’acqua
I detenuti sono costretti a vivere per la maggior parte delle ore in completa assenza di acqua.
L’emergenza idrica non è di certo una sorpresa per la direzione del Carcere. Da più di 20 anni esiste questo problema, ma nessuno sembra muoversi verso la ricerca di una soluzione. La carenza d’acqua è dovuta a una rete idrica comunale già problematica e alla mancanza di manutenzione dell’impianto del carcere. Il risultato è che la disponibilità di acqua è molto limitata – a volte solo 3 ore al giorno.
La storia si ripete
Non sarebbe la prima volta che i detenuti cercano di accendere i riflettori sulle problematiche che sono costretti a vivere all’interno della Casa di Reclusione di Augusta. La loro voce rimane, però, inascoltata. Già nell’agosto di cinque anni fa c’era stata una protesta pacifica e in quell’occasione il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) e la direzione del carcere promisero di trovare delle soluzioni. La direzione della Casa di Reclusione, in particolare, aveva promesso di lavorare in collaborazione con il Provveditorato regionale per la collocazione di serbatoi di riserva più ampi.
Dopo cinque anni il disagio resta lo stesso e la mancanza d’acqua si aggiunge alla già precaria situazione in cui si vive nelle strutture di detenzione: pessime condizioni igienico-sanitarie e sovraffolammento. Realtà disumane che le istituzioni competenti non hanno la minima intenzione di risolvere. Al contrario sono sempre pronte a condannare le rivolte che i detenuti organizzano per migliorare le loro condizioni di vita.