Torino: in aula con due vertebre rotte, il giudice dispone un’inchiesta
La procura dovrà far luce sull’arresto di una donna peruviana da parte della polizia
“Sto molto male” . È apparsa così in udienza, sofferente al punto da non reggersi in piedi, non potere nemmeno stare seduta, non riuscire quasi a parlare. Così male che il giudice ha interrotto l’udienza, ha cercato di capire cosa le fosse successo, e poi, sconcertato, ha chiamato l’ambulanza, l’ha immediatamente scarcerata e ha trasmesso gli atti in procura perché venga fatta chiarezza su cosa sia accaduto a una donna peruviana di 53 anni. Era in condizioni davvero provate sia dal punto di vista psicologico che fisico. Solo in aula si è scoperto che era stata incredibilmente portata all’udienza per direttissima con due vertebre rotte, senza alcuna tutela. Ora un’inchiesta della procura dovrà accertare come si sia rotta quelle vertebre e far luce sull’arresto avvenuto domenica all’ora di pranzo, che il giudice Marco Picco non ha considerato legittimo, e caratterizzato da troppe anomalie.
La donna, domenica 19, era in stato confusionale in corso Trapani: un passante aveva chiamato le forze dell’ordine perché lei voleva buttarsi sotto le auto. Era intervenuta una volante della polizia e i due agenti avevano bloccato la peruviana che, agitata e violenta, li avrebbe minacciati e avrebbe anche tirato un calcio a uno dei due, procurandogli una lesione refertata con prognosi di 5 giorni. Secondo gli agenti era ubriaca. L’avrebbero bloccata, dopo averla ” proiettata a terra ” , l’hanno ammanettata e arrestata con l’accusa di resistenza e lesioni. Portata negli uffici di via Tirreno, sarebbe stata visitata dal 118 che non avrebbe rilevato nulla. Ma quella sera, intorno alle 23 la donna è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Martini dove è stata refertata per un trauma dorsale, dovuto a ” caduta accidentale in stato di ebbrezza riferita dagli agenti e appresa dai passanti” e una tac ha evidenziato la frattura di due vertebre, L1 e L2. È stata tutta la notte in ospedale e il giorno dopo, il 20, è stata sottoposta a visita ortopedica: in quell’occasione è stata chiamata la figlia chiedendole di andare a comprare un busto per la madre. La figlia però non è riuscita a trovarlo e, una volta arrivata al Martini, non è nemmeno riuscita a incontrarla.
La notte tra il 20 e il 21 luglio è stata invece passata nelle camere di sicurezza del commissariato San Paolo. per essere poi portata in udienza di convalida martedì alle 13.30: alle 14, al Palagiustizia, è arrivata l’ambulanza fatta chiamare dal giudice. La donna, colf regolare e in Italia dal 2002, era in una situazione di fragilità psicologica anche legata al Covid, dovuta a difficoltà lavorative. In udienza ha dichiarato di non aver bevuto, di non aver tirato calci a nessuno. Il giudice ha ritenuto che ci possano essere dubbi sulla ricostruzione dei fatti accaduti durante l’arresto. Ci si domanda se in quelle condizioni potesse essere portata in udienza.
Difesa dall’avvocato Ornella Fiore, in aula rappresentata dalla collega Eleonora Celoria, la donna non è ancora riuscita a spiegare nulla. “Una situazione davvero molto strana, con diversi aspetti da chiarire ” ha commentato l’avvocato Fiore. Stranezze e anomalie che hanno lasciato di stucco il giudice, gli avvocati, la stessa procura che ora dovrà fare chiarezza.