Giorni fa su Repubblica, il cui cambio di direttore si sta vedendo subito, diventando in maniera sfacciata megafono del governo, veniva scritto:
“…sul trasferimento agli arresti domiciliari, causa pandemia, di diversi condannati per mafia. Ma come si è arrivati a questa decisione? La sequenza temporale degli eventi è l’unica certezza da cui partire. Si tratta di una catena di episodi che conferma tutti gli interrogativi. Inizia nella prima settimana di marzo. Quando l’emergenza Coronavirus si trasforma in allarme sociale e istituzionale. In quel momento, in diverse case circondariali del Paese scattano delle vere e proprie rivolte. Da Salerno a Napoli, da Roma a Milano.
Il primo incidente risale al 7 marzo. La tensione resta altissima per quattro giorni. I morti sono 12…”
Quindi si dice che la responsabilità delle scarcerazioni facili di mafiosi, di boss sarebbe stata della rivolta di marzo. Una bastardata per infangare la legittima lotta dei detenuti.
Quelle rivolte furono fatte da tantissimi detenuti e detenute che vengono trattati in diverse carceri peggio delle bestie, che subiscono normalmente vessazioni, repressione, mancanza di cure, fino a torture e che erano e sono stati lasciati senza alcuna protezione per il coronavirus.
Proprio questi detenuti che si sono ribellati ad essere lasciati ad ammalarsi e anche a morire non hanno avuto certo scarcerazioni, ma solo trasferimenti, a volte massacri nelle celle, e nuove vessazioni, riduzione dei diritti, e nessun dei minimi benefici indicati nei Dpcm per l’emergenza coronavirus
Sono decine e decine le testimonianze dei detenuti, dei loro familiari che raccontano questa
verità -e che in questo blog sono state puntualmente riportate.
La scarcerazione dei mafiosi e dei loro boss dipende solo e soltanto dalla politica mafiosa di direttori delle carceri, di alcuni magistrati, e della grave responsabilità del Min. Bonafede, di M5S e del governo, che hanno utilizzato l’emergenza coronavirus per trovare finalmente il pretesto per liberare quella gente.
Siamo al legame mafia/Stato e Stato mafia che non è di oggi.
Siamo al “rispetto” e detenzioni d’oro per i boss mafiosi e al carcere-tortura per i detenuti comuni.
Dopo il clamore dei primi giorni, ciò che resterà sono i mafiosi fuori e i detenuti del popolo realmente malati, realmente a rischio dentro.
Dire: un decreto che riporti in carcere i boss mafiosi è cosa ridicola, questi non stanno certo aspettando pacificamente di avere nuove manette.
E non sono certo i fascisti Salvini, Meloni, ancora più amici della feccia mafiosa che possono ora denunciare le scarcerazioni, unicamente per rafforzare la loro guerra per andare loro al governo.
Noi, insieme ai detenuti e ai loro familiari, alle associazioni solidali, dobbiamo continuare la battaglia per la libertà dei detenuti, perchè lo Stato risponda alle richieste di amnistia/indulto.
Ma chiaramente fare questo osceno e inquinante legame tra scarcerazione dei mafiosi e rivolte dei detenuti vuole porre un pesante blocco a questa battaglia di libertà, di giustizia, di difesa della salute e della vita.
Per questo la manovra in corso va fortemente smascherata e respinta.