E il governo Meloni pianifica l’aumento dei Cpr e l’allungamento dei tempi di detenzione, per avere più tempo per l’espulsione dei migranti, rinchiusi come se avessero commesso reati.
E i migranti passano dai lager della tortura aperta dei regimi ai lager della “tortura bianca” della “civilta’” imperialista.
Chiudere i Cpr con la rivolta dentro e fuori questi lager
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L’inchiesta di Altraeconomia: dai dati sulla spesa sanitaria si evince l’uso abnorme di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi.
Rinchiusi in gabbie come allo zoo e sedati tanto da sembrare zombie. È l’immagine dei migranti che passano nei nove Centri per il rimpatrio d’Italia, vere carceri super sorvegliate dove l’abuso di psicofarmaci emerge da un’inchiesta del mensile Altreconomia. Il dato shock arriva da Milano. Nel Cpr di via Corelli l’acquisto di psicofarmaci è pari al 64 per cento della spesa sanitaria totale. I dati sono riferiti al periodo tra ottobre del 2021 e febbraio 2022 ma si fatica molto a pensare che l’andamento sia cambiato nel tempo… qualche settimana fa il ministro dell’Interno aveva descritto i Cpr come “luoghi poco gradevoli”.
I Cpr per i quali è stato possibile avere i dati riferiti alla spesa sanitaria sono stati cinque su nove: Milano, Torino, Roma, Nuoro, Caltanissetta. E nella classifica delle pasticche facili al secondo posto c’è Roma. Nella capitale gli psicofarmaci incidono del 51 per cento sulla spesa totale sanitaria (a Torino del 44 per cento). Tra il 2019 e il 2021 sono state acquistate 3.480 compresse di Tavor, 270 flaconi di Tranquirit e 185 fiale di Valium per una popolazione di 2.812 migranti.
A Macomer, in Sardegna, l’acquisto di psicofarmaci incide del 16 per cento. Al sud la percentuale scende, a Caltanissetta la spesa di psicofarmaci incide del 10 per cento. Ma colpisce che le compresse di Rivotril acquistate tra il 2021 e 2022 sono state 57.040 a fronte di 574 trattenuti. Cioè 37 pasticche a testa. Al Cpr di Torino sono stati spesi, tra il 2017 e il 2019, 3.348 euro in Rivotril: circa il 15 per cento della spesa sanitaria totale.
Nel 2021 sono state circa 6mila le persone transitate nei Cpr, per un periodo compreso tra 15 giorni a oltre due mesi. Il rimpatrio è avvenuto in meno del 50 per cento dei casi. Per questo, spiegano gli autori del’inchiesta Luca Rondi e Lorenzo Figoni: “Il ricorso agli psicofarmaci è il modo per stordire i detenuti e evitare che rivendichino i loro diritti. Oltretutto, l’assistenza sanitaria non è affidata a figure specialistiche della Asl ma a personale assunto dagli enti gestori