Dal 20 ottobre 2022, il compagno anarchico Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di Bancali, è in sciopero della fame fino alla morte contro la tortura del 41bis, a cui è sottoposto dal 5 maggio, e contro la barbarie dell’ergastolo ostativo.
Altri 2 prigionieri anarchici, Juan Sorroche, detenuto nel carcere di Terni, e Ivan Allocco, detenuto in Francia, si sono uniti allo sciopero in solidarietà attiva con Alfredo.
Inizialmente giustificato con l’emergenza della “lotta alla mafia”, il regime di 41 bis è in realtà un regime di vera e propria tortura e annientamento psico-fisico, con il quale si cerca di distruggere, da ben 17 anni, l’identità politica e le convinzioni ideologiche di 3 compagni e compagne comuniste delle Brigate Rosse.
Situato all’apice del sistema repressivo italiano, il 41 bis non ha affatto sconfitto la mafia, perché la criminalità mafiosa è un aspetto del capitalismo e sta nelle strutture statali, così come un aspetto del capitalismo sono il terrorismo e il razzismo di stato, le stragi impunite, gli assassinii di donne, le stragi sul lavoro, le morti in mare, l’impunità delle violenze fascio-razziste, i massacri nelle carceri, i pestaggi nelle piazze.
Il 41 bis, con l’ergastolo ostativo, è l’erede delle leggi e carceri speciali degli anni 70, usate, con il pretesto dello “stato di emergenza” come strumento di repressione e deterrenza delle lotte, sia all’interno che all’esterno delle carceri.
Di emergenza in emergenza però questo stato di polizia riesce sempre meno a giustificare la vera finalità della propria macchina repressiva, perché la vera emergenza è la guerra imperialista, sbocco inevitabile del sistema capitalista in crisi, sono le sue conseguenze sui proletari e le masse impoverite, la vera emergenza è la crisi pandemica e climatica che esso produce, la vera emergenza è la guerra di classe che questo sistema, questo stato, questi governi al servizio di padroni e politici mafiosi fanno ogni giorno alla classe operaia e al proletariato. A queste emergenze la classe dominante non può dare altra risposta che quella repressiva e controrivoluzionaria per mantenersi al potere, perché l’unica risposta è la rivoluzione proletaria, unica via per uscire da ogni stato di emergenza, prodotto e alimento, al tempo stesso, di questo sistema borghese che marcia veloce verso il moderno fascismo.
E’ in questo solco che il nuovo governo dei padroni a guida Meloni inizia a decretare vecchie e nuove misure repressive palesemente incostituzionali, come l’ergastolo ostativo per i militanti rivoluzionari o il decreto anti rave per colpire ogni forma di dissenso, i giovani, i centri sociali, in continuità con la criminalizzazione delle lotte, dell’autorganizzazione, del sindacalismo di base e di classe, delle occupazioni, con la segregazione del proletariato migrante e il respingimento in mare di quello che questo stato, questo governo, considera senza mezzi termini “carico residuale”, ossia proletari immigrati da gestire a distanza come esercito industriale di riserva per non ingrossare le fila del malcontento popolare “made in Italy”.
Per tutto questo, per altro, per tutto, la lotta di Alfredo, di Juan e di Ivan è una lotta che ci riguarda tutti e tutte, rivoluzionari, avanguardie proletarie e il proletariato nel suo insieme, quando si esprime nel conflitto sociale ed eleva la sua coscienza di classe per diventare soggetto attivo nella lotta di liberazione dal sistema capitalista, patriarcalista e imperialista che sta distruggendo questo pianeta.
La solidarietà verso questi compagni si è già molto estesa, iniziative e sostegni ovunque, nelle città italiane come europee. Una manifestazione nazionale è indetta:
Sabato12 novembre ore 15 a Roma, in piazza Gioacchino Belli, nei pressi del Ministero della Giustizia