Sabato 25 giugno al CPR di Caltanissetta è una giornata di agitazione generale. Le persone detenute ci hanno chiamato per denunciare la mancanza di assistenza sanitaria e, considerata la gravità di alcune situazioni, chiedere il nostro supporto nel sollecitare un intervento immediato.
Poco più tardi veniamo ricontattati a seguito di un pestaggio da parte della polizia ai danni di un ragazzo tunisino. Questo ci racconta che la polizia lo ha portato dietro le telecamere e lo ha picchiato. In particolare, lo ha colpito alla gamba, al ventre e alla testa. Nessun medico è accorso a visitarlo nonostante le ripetute richieste di aiuto.
Il ragazzo si lamenta di essere gravemente ferito e bisognoso di cure.
Non è l’unico ad esprimerci un malessere fisico durante la giornata: secondo la testimonianza di un operatore del 118, i detenuti del CPR hanno effettuato ripetute chiamate di emergenza al pronto soccorso di Caltanissetta con richiesta di inviare un’ambulanza e dei soccorsi a causa di emergenze sanitarie. L’addetto del centralino ci riferisce che tutti gli interventi del pronto soccorso sono stati bloccati dalla polizia che ha impedito l’invio di mezzi di soccorso sostenendo che non fossero necessari, dal momento in cui nel centro è operativo un medico addetto a prestare assistenza sanitaria alle persone detenute.
Tuttavia queste ultime ci riferiscono che nessun medico le ha visitate, nonostante le richieste di aiuto, e che sono rimaste in condizioni di salute gravi per l’intera giornata.
Dopo questi avvenimenti, la denuncia del pestaggio e le ripetute negligenze da parte di operatori e forze dell’ordine, alcune delle persone detenute sono salite sul tetto di uno dei padiglioni che compongono la struttura.
Alle 17.50 uno di loro è caduto sbattendo violentemente la testa.
Finalmente dopo numerose richieste di soccorso, l’ambulanza è entrata al CPR alle 18.30 circa.
Il gruppo di manifestanti tunisini è rimasto sul tetto continuando la protesta: richiedono un incontro con dei rappresentanti del Consolato tunisino, esortandoli a visitare il centro di detenzione per verificare con i loro occhi le violenze e le violazioni che stanno subendo.